Sospensioni virali di giudizio
(Originariamente pubblicato il 13/03/2020)
Le libertà vengono limitate quando falliscono i progetti educativi, non è una novità.
Ma saremo capaci di sistemare quello che non va nell’educazione nostra e dei nostri figli, nella formazione permanente di tutti, quando tutto sarà finito? O saremo troppo presi nella nuova corsa per farlo, e avremo nuove scuse per fallire progetti che richiedono respiro lungo e impegno costante, mentre noi siamo ormai diventati capaci di guardare solo all’attimo?
Perché ora ci siamo scoperti tutti poeti e teorici della decrescita felice (facile visto che felici non lo siamo per nulla), ma dopo avremo paura di essere rimasti indietro, e ci convinceranno che servirà correre di più e con la testa ancora più bassa.
Lui che lavora in fabbrica e lei in un alimentari, i nuovi esclusi.
Amazon e PornHub, i veri vincitori.
Le TV on demand che s’intasano e le librerie che collassano.
Il virtuale che finge di supportare il reale con nobili intenti, ma sotto sotto sogna di soppiantarlo.
Amici democratici ed anarchici che improvvisamente invocano il coprifuoco militare, e amici che parteggiano sempre per l’autorità che giustificano i loro comportamenti irresponsabili come resistenza alle oppressioni liberticide di grandi cospiratori.
Soloni che digitano ossessivamente #iostoacasa che pubblicano senza a sosta video e foto fatte da loro nelle piazze e nei campetti, e lavoratori costretti a giustificarsi per il fatto di dover stare in giro anche se preferirebbero non farlo.
Chi voleva aprire, ora vuole chiudere; mentre chi voleva chiudere, in palese difficoltà, vuole chiudere ancora di più e meglio, oppure finge di poter fuggire uscendo dai confini di casa e si vede spesso respinto come un profugo che insegue la fantasia del meglio, come visto in TV.
Tanti si chiedono se verremo ricordati sui libri di storia come quelli che hanno vinto la guerra contro il Virus.
Lo spero.
Ma probabilmente verremo anche ricordati come quelli che hanno usato male i social, i parchi, i market, la propria libertà.
Sarebbe bello pensare che questa esperienza ci abbia insegnato l’importanza della sanità pubblica e delle tasse pagate per servire i cittadini, la responsabilità (individuale ed istituzionale), la solidarietà e il senso di comunità, i pregi del decelerare quando la corsa si fa disumana, l’importanza dello smart working e la centralità di una consapevole fiducia ben riposta in qualunque interazione sociale.
Ma, quando finirà, ci sentiremo probabilmente bravissimi e ricominceremo a correre, a voler essere i più furbi, a chiamare il nemico (perché nessuno vede più solo avversari nella lunga pax occidentale) “fascista” e “comunista”. Per il gusto delle etichette facili. Come piace a tanti.
I ragazzi si torneranno a chiudere in casa per giocare alla Play e gli adulti saranno troppo impegnati per darci peso, e ci dimenticheremo di nuovo di tutto.
Fino alla prossima volta…
Ho un solo sogno.
Di sbagliarmi su tutto.
Sogno che stavolta stiamo davvero capendo, che alla fine di tutto avremo davvero capito.
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