Stefano Macchiavelli, da sempre "Macchia". Nato a Bologna il lontano 12 marzo 1977. Studente di ingegneria, grande bassista e glorioso redattore della nuova giovinezza di Vola la Notizia
Cronaca di una calamità e di una ricostruzione
Sul numero di carnevale del 1995 Macchia ci parla dei Pink Floyd. Allora, bassista in erba, si occupava delle pagine musicali:
Considerati fra i maggiori colossi della musica rock, i Pink Floyd nascono a Londra nel 1965 da Roger Waters (basso), Richard Wright (tastiere) e Nick Mason (batteria), ai quali si unisce Syd Barret (chitarra e voce).
Dopo un faticoso inizio il gruppo, ormai entrato a far parte di un genere prettamente psichedelico, con atmosfere dilatate e marcati effetti di eco, tipiche di un suono nato in America, di cui i Pink Floyd diverranno ambasciatori con i loro maggiori successi.
Syd Barret, che successivamente abbandonò il gruppo, si rivelò l'elemento trainante del gruppo, ma, dopo l'uscita de primo LP del gruppo, lascerà i Pink nel 1968 per problemi di carattere psicologico.
A Barret si sostituisce Gilmour, ma la perdita del chitarrista e cantante causa un calo a livello vocale che spinge i Pink Floyd a soluzioni spesso strumentali o, comunque, con parti vocali limitate.
Dopo un periodo di stasi Pink Floyd escono con uno dei maggiori capolavori della storia del rock: Dark Side of the Moon, un album che battè ogni record d vendite e di permanenza in classifica e che è, tuttora, imbattuto per quanto riguarda quest'ultimo punto.
Dal genio di Roger Waters, ad ulteriore conferma che il gruppo non ha perso la sua originalità con la perdita di Barret, nasce The Wall, una rock-opera che rappresenta uno dei più originali ed unici esempi di film musicale a cui il cinema ha dato vita. Questo film racconta la storia di Pinky che, orfano di padre (che muore durante la II Guerra Mondiale) si isola costruendo attorno a sè un muro per difendersi dagli attacchi del mondo esterno, ma ottiene solamente di isolarsi. Il film termina con la caduta di questo muro e con un invito all'apertura rivolto a coloro che, sentendosi esclusi, non fanno atro che peggiorare la propria situazione barricandosi dietro ad un muro.
Dopo un'ulteriore album ci sarà l'abbandono del gruppo da parte di Waters. In seguito a quest'ultima perdita i superstiti dei Pink Floyd (Gilmour, Wright e Mason) hanno dato vita ad altre canzoni che, pur essendo ugualmente valide, hanno perso il tocco di genialità che Waters sapeva fornire.
A Pasqua del 1997 Macchia torna ad occuparsi di musica:
E' primavera, finalmente!!!
Non so voi, ma io non ne vedevo l'ora, e così, per festeggiare, ho deciso di farvi una bella sorpresa: non parlerò di musica, bensì dell'allevamento della mantide religiosa (...sotto Pasqua!).
Avendo già letto il titolo, spero che non vi siate spaventati per questa orrenda battuta, e che almeno una parte di voi stia ancora leggendo questo articolo.
Qualche giorno fa, ad un orario proibitivo (notte fonda), ho scovato alla TV una replica del Jesus Christ Superstar, uno dei più bei musical che io abbia mai visto.
Il termine "musical", che riporta alla mente Geene Kelly che canta sotto la pioggia, non calza molto con lo spirito di questa opera, che, interpretata in origine da Ian Gillan (cantante dei Deep Purple), nei panni di Gesù, tradisce un'anima profondamente rock.
La storia della passione di Cristo, tema di quest'opera, è presentata dagli autori attraverso gli occhi molto umani di un Giuda che, non riuscendo a comprendere le azioni del suo maestro, prova verso di Lui ammirazione, ma anche rabbia e frustrazione; emozioni, queste, che sono espresse tramite atmosfere musicali che passano da momenti di grande dolcezza a brani quasi frenetici.
Il trio degli autori di quest'opera, Tim Rice, Andrew Lloyd Webber e Norman Jewison, sono gli stessi che hanno dato vita al celeberrimo Evita che, benchè punito dalla notte degli Oscar, sta riscuotendo un notevole successo di pubblico, grazie anche al brano centrale della commedia, Don't cry for me, Argentina, diventato un vero tormentone radiofonico e televisivo.
Andando un po' più indietro nel tempo, abbiamo molti altri esempi di opere di questo tipo: i Pink Floyd hanno girato, assieme a Bob Geldof (altro grande musicista irlandese) e al regista Oliver Stone, The Wall, che, attraverso le sonorità laceranti e tuttavia intrise di tristezza delle musiche, raccontava l'isolamento, la paura della società ed i traumi di un orfano di guerra.
Di intenti molto diversi, ma di altrettanto successo, ricordiamo Grease, interpretato da John Travolta e dalla bellissima Olivia Newton John, che sarà riproposto tra breve in una tournè teatrale, riconfermando il ritorno alla ribalta di questo genere, che negli ultimi anni sembrava dimenticato.
Dopo il breve excursus fra i musical di fama già affermata, ricordiamo che è atteso il nuovo lavoro di Elio e le Storie Tese, che sicuramente saprà stupirci...
Anche la carriera di Macchia ha conosciuto alcune parentesi cabarettistiche. Eccolo in coppia con Andrea nel Natale del 1996:
Noi della redazione di Vola La Notizia, questa volta, abbiamo deciso di lanciare un accorato appello a tutti coloro che, come noi, sono fans del mitico "Babbo".
Come i più attenti di voi avranno notato, tutti i pubblicitari che in gioventù sono stati bambini cattivi (e che quindi sono stati giustamente bistrattati dal buon vecchio) hanno ordito un complotto di portata universale contro di lui, cercando di sminuire la portata della sua titanica impresa.
Il progetto iniziale di questi "cattivelli" (Saverio Cxxxxli Inc.) era quello di riciclare la cioccolata dei panettoni per ricoprirne, in un'enorme colata, l'impellicciato vegliardo, che avrebbe poi potuto essere spacciato per un gigantesco cioccolatino ed essere dato in pasto a orde di bambini famelici ed ignari della loro azione "babbofagica".
Grazie al tempestivo intervento della nostra redazione e di alcuni pubblicitari filobabbisti, però, il sadico piano è fallito e, fino a poche settimane fa, il nostro eroe sembrava sano e salvo tra i ghiacci del polo.
Ma quando i bimbi buoni abbassano la guardia, i bimbi cattivi sferrano il loro più pesante attacco.
Poco tempo fa, infatti, hanno fatto la comparsa sulle nostre strade manifesti pieni di oscenità e di calunnie verso il povero Babbo, davanti ai quali il nostro (quasi) inossidabile beniamino è stramazzato al suolo in seguito ad un classico "coccolone".
Voi, del resto, che altra reazione avreste avuto davanti a scritte come: "Babbo Natale, vergognati", oppure: "Babbo Natale, sei messo male", o addirittura: "Babbo Natale, sei un gran plumone!"?
La situazione è grave, quasi insostenibile, e noi non staremo certo con le mani in mano. Abbiamo già provveduto ad iscrivere la Befana ad un corso di scuola guida (di slitte, s'intende), nel caso in cui Babbo Natale non riesca a riprendersi dallo choc subito, in tempo per il suo tradizionale giro, ma ora, col vostro aiuto, possiamo fare ancora di più: se in questi giorni vi capitasse di sentire qualcuno che parla male del nostro eroe, ricordatevi di quel bellissimo randello nero ricoperto di gomma che avete ricevuto in dono l'anno scorso (e del quale non vi siete mai fatti nulla) e, dopo averlo estratto dal fodero (quello in pelle, da attaccare alla cintura, che era compreso nella confezione), e colpite il suddetto calunniatore alla testa.
Mi raccomando, però: non troppo forte ...è Natale.
E anche a voi, madri dei malintenzionati pubblicitari che hanno tramato nell'ombra contro la barba bianca più amata nel mondo, quando i vostri figli verranno da voi per il pranzo natalizio, offritegli pallini di piombo al posto delle tradizionali lenticchie, e una montagna di carbone ...tale da ricoprirli ben benino.
Nel numero di carnevale del 1998 Macchia ci parla di un'altra delle esperienze che hanno aiutato il nostro gruppo a crescere: la passione per i giochi di ruolo:
E di nuovo il Male, il loro avversario.
Il piano di Lecrion era semplice: i sicari avrebbero portato a termine il loro lavoro nella locanda e, approfittando della festa di carnevale, sarebbero scomparsi fra la folla.
Per una volta, invece, le
continue lagnanze del nano avevano salvato la vita ai componenti
del gruppo. Sospettando continuamente di tutto e tutti, infatti,
egli aveva notato i movimenti di due strani personaggi che,
diceva, erano fin troppo pronti, allarrivo di ogni nuovo
avventore, a far correre le mani sotto la cappa alla ricerca,
forse, dellelsa dei loro pugnali. Messi così allerta
quando, allarrivo di Cabala, uno dei due fece per sferrare
il suo micidiale attacco verso lo sprovveduto ladro, il suo
tentativo si infranse contro il pugno di Farandis, che però non
fu sufficiente ad impedire la fuga allavversario.
Vagando per i vicoli di La Soglia allinseguimento di quelle che sembravano due ombre (e che certamente lasciavano meno tracce di un drago...), lunica cosa che riuscirono a trovare furono i mantelli sotto cui i sicari nascondevano chissà quale travestimento.
Girando lennesimo angolo, si immersero in
quello che sembrava un mare di persone, senza più nulla da
cercare. Accompagnati dai commenti poco edificanti del solito
nano, si trovarono ad inseguire, fra la folla che li schiacciava
e li opprimeva, i sicari di cui erano il bersaglio.
Da quando, ormai sette anni prima, si erano incontrati nelle segrete del maniero di Zenzer e avevano unito per la prima volta le loro capacità, si erano resi conto di quanto fosse subdolo il Nemico, di come potesse nascondersi nei panni del più innocuo dei passanti.
Come in una allegoria della vita stavano cercando, fra centinaia di persone coperte da maschere, quelle che nascondevano il pericolo, forse la morte...
(Dedicato ad Andrea, Fede, Davide, Larry e Dennis)
Ripartiamo da Bologna: difficile dimenticare il suggestivo esordio che Macchia ci ricorda nel numero di Pasqua del 1998:
Immaginate una foresta.
La vista è ostacolata dallintrico di alberi e cespugli, ma si intravede una piccola costruzione marmorea. Una processione di persone si sta avvicinando al tempietto; i partecipanti sono coperti da strani manti di foggia orientaleggiante.
Sono i seguaci di Iside che si preparano a consacrare, con lacqua del Nilo, il loro pozzo sacro... No, non siamo in un romanzo fantasy, siamo a duecento metri dalle due torri, in pieno centro di Bologna, millecinquecento anni fa.
Penetrare nellatmosfera della Bononia medievale attraverso i simboli celati da ogni pietra, scoprire un modo nuovo di ascoltare ciò che anche una semplice colonna od un segnavento possono dirci è stato straordinario, affascinante.
Affascinante come la storia della chiesa di S.Stefano, prima tappa del nostro viaggio alla riscoperta della città. S.Stefano nasce da unidea di Petronio che, di ritorno dal suo pellegrinaggio in Terrasanta, ha ritrovato in questo luogo un paesaggio simile a quello dellorto degli Ulivi. Sulle rovine del tempio di Iside, e parte anche riutilizzando esse, è stato riprodotto, grazie al disegno di uno dei numerosi crociati bolognesi (conservato tuttora nella biblioteca dellArchiginnasio), il S.Sepolcro. Ancora oggi gli appartenenti allordine gerosolimitano ripetono, la notte di Pasqua, un suggestivo rito che risale al millennio scorso. E qui infatti che la prima Chiesa bolognese trova un punto di riferimento e si stringe attorno alle reliquie di S.Vitale e Agricola, rinvenute nel vicino cimitero abbandonato e che qui, per secoli, sono state protette dalle pretese di re e imperatori (fra cui Carlo Magno).
Dopo essere stata la cattedrale di un vescovo eretico (longobardo), dopo essere diventata proprietà di spregiudicati affaristi che la avevano trasformata in una Disneyland della fede (vi giungevano pellegrini provenienti da tutta Europa), S. Stefano è giunta a noi come una splendida e misteriosa porta verso il medioevo.
Spostandoci di pochi passi ritroviamo, nella cripta della chiesa di S.Vitale e Agricola, latmosfera di mistero nella quale, quando questa chiesa era sconsacrata e privata, Leopardi, Byron e numerosi altri letterati partecipavano alle serate di un famoso salotto.
Grazie a Fernando (Lanzi) abbiamo potuto, per una volta, oltrepassare la superficie del mondo che ci circonda, per scoprire una ricchezza mai sospettata, anche in luoghi che ormai consideravamo familiari.
Il Tour Toscano del 1998 non è stata un'attività del Gruppo Giovani, ma le vacanze private di tre dei suoi componenti: ecco l'articolo dedicatogli da Macchia sulle pagine del numero autunnale:
Lestate ci stava soffocando. Non solo era calda ma, giorno dopo giorno, si faceva più pesante e appiccicosa. Per migliorare ulteriormente le cose Sasso, ormai deserta, non aveva più nulla da proporre.
La fuga, organizzata in ben tre giorni al quartier generale di via Castello (casa del Prof.), prevedeva di caricare tre disperati (io, il Prof & Berna), i loro stracci e una tenda sul fiestino del sottoscritto per cinque giorni di libertà nelle selvagge e incontaminate terre di Toscana.
Si narravano strane storie su quei luoghi: storie di abbazie in rovina, di città splendide, ma anche di colline bruciate dal sole, di verdeggianti pinete affacciate sul mare ...Occorreva verificare.
Quando finalmente tutto (?!?) era pronto nei minimi dettagli, siamo partiti alla volta di Vinci, prima tappa di un viaggio meraviglioso, durante il quale ogni borgo ci ha colpito con un fascino sempre diverso: lAria sulla quarta corda suonata da un arpista in una corte di S. Giminiano, ma anche la curiosità provata nel museo ideale di Leonardo, la rude bellezza delle rovine di S. Galgano e la nostalgia provata nel tornare a Siena...
Viaggiavamo praticamente tutto il giorno da una suggestione allaltra assaporando, oltre al paesaggio, il piacere della reciproca compagnia e delle chiacchiere a ruota libera, costellate di piccole perle di saggezza (o di Gutalax?).
Non si può certo dire, però, che tutto sia andato alla perfezione: dover tornare a casa dopo quella che è sembrata, più che una settimana, unora, è stato terribile.
In un breve istante abbiamo fatto scorta di ricordi accanto ai quali scaldarci durante limminente inverno: le corse in graziella, il vino rosso e il pecorino, le ore passate a vagare sul monte Amiata ...speriamo che bastino.
Ognuno di noi ha dei momenti in cui tutto quello per cui si è lavorato sembra svanire per uno strano scherzo del destino. Alla vigilia della Tartufesta '98 le costosissime sttrutture acquistate col sudore delle fronti nostre e di chi ci ha preceduto sono state spaazzate via da una tromba d'aria. Questo è il reportage di Macchia sul numero di Natale: la storia del coraggio di rimboccarsi le maniche quando l'unico desiderio che hai è quello di lasciarsi cadere e mettersi a piangere.
Potrei cominciare il mio articolo elogiando la solidarietà e l'impegno di tutti coloro che hanno collaborato alla ricostruzione record delle strutture della Tartufesta, scrivendo un sacco di parole sul lavoro, sulla fatica...
In realtà, però, quello che ha colpito tutti é stata la capacità di non mollare, il coraggio di ricominciare sempre (sfidando anche gli elementi) che hanno dimostrato le associazioni di volontariato del nostro paese. C'erano tutte, a dare una mano.
In queste associazioni si lavora sempre e tantissimo, per ricevere critiche, talvolta scherni, ma si acquista la superare i dubbi, i momenti aumenta la propria Così,una catastrofe come quella che, il giorno prima dell'inizio della Festa del Tartufo, ha colpito e devastato un impianto per la cui realizzazione, di solito, occorre più di un mese, ci si arrabbia, ci si lecca le ferite, e si riparte. Sperando solo che il vento non riprenda a soffiare.
Lavorando a turni di circa venti persone per due giorni praticamente senza sosta, con l'impegno congiunto di moltissime associazioni (FdF, Pubblica Assistenza, Ass. Naz. Alpini..,) e dei Vigili del Fuoco, si è realizzato quello che in molti hanno definito un "miracolo".
Mentre i rottami contorti delle vecchie strutture venivano sgomberati, nuove strutture nascevano utilizzando le poche risorse rimaste, svariate attrezzature prese in prestito reperite durante i lavori, e altre recuperate dando fondo ai magazzini...
E domenica si parte, si abbandona lo scoramento e ci si prepara ad accogliere il pubblico e gli elogi, a ribattere alle critiche e a ringraziare quelli che hanno contribuito alla ricostruzione con la loro presenza o col loro appoggio.
Un'altra esperienza molto importante per la vita del nostro gruppo: il trasferimento della scuola vicariale per animatori di Estate Ragazzi a Sasso Marconi:
Ciao ragazzi! Come avrete certamente notato
grazie alle temperature smodate degli ultimi giorni, l'estate si
sta avvicinando a grandi passi e con essa la nuova edizione di
Estate Ragazzi.
Estate Ragazzi è un'iniziativa che propone ai bambini un modo un po' diverso e intenso di trascorrere una parte delle loro vacanze. Come ogni attività di questo genere, però, E.R. necessita di un'organizzazione efficiente e di animatori ben preparati. Allo scopo di fornire a questi ultimi le indicazioni circa la direzione in cui marciare coi propri ragazzi, viene organizzata ogni anno la scuola animatori.
Alcuni di noi "grandi" del Teatrino avevano già partecipato all'edizione dello scorso anno e, data la posizione strategica di Sasso e il nuovo look della nostra sala (di cui, per chi non avesse capito, andiamo molto fieri), hanno proposto agli organizzatori di spostare la sede del corso proprio qui da noi. Altro grosso vantaggio dell'operazione è che finalmente anche io sono riuscito a partecipare alle tre lezioni di quest'anno ed ho capito l'entusiasmo che l'anno scorso aveva contagiato i miei amici: gli insegnanti sono discretamente pazzi, le lezioni tutt'altro che noiose e la "classe", composta di una cinquantina di ragazzi, sembra fatta apposta per stringere nuove amicizie. Bellissimo!
Ovviamente non siamo riusciti a non dare un "tocco di Sasso" alla scuola e, nelle pause cena della seconda e della terza sera, invece di lasciare il Teatrino in cerca di cibo, abbiamo organizzato intrattenimenti culinari per i nostri ospiti che, divorando tutto, hanno dimostrato di gradire non poco il nostro impegno.
Il
tema guida di Estate Ragazzi di quest'anno è il tempo, e durante le lezioni
della scuola se ne è ovviamente parlato molto: si è parlato della importanza
del tempo, della sua organizzazione, della donazione del nostro tempo agli altri
ma si è parlato anche del rapporto coi bambini, dell'accoglienza, del calore
e dell'attenzione che devono sentire attorno a loro.
Il filo conduttore di quest'anno è la storia di Momo (personaggio nato dalla penna di M. Ende), che darà modo agli animatori di toccare i punti fondamentali del percorso educativo di E.R. L'ultima sera del corso, infine, si sono tenuti svariati laboratori in cui si è potuto imparare a fabbricare costumi di gommapiuma e carta riciclata, oppure si è appreso come, dipingendo le mani, si possa dare vita ad un intero zoo, e chi più ne ha Se vi ho incuriosito, ci vediamo l'anno prossimo al corso!