Edizione straordinaria: il nemico ha un volto!
Avete mai notato come tendiamo ad immaginarci il “nemico”? come ce lo fanno vedere, ad esempio, in tanti film?
Il nemico è per sua stessa definizione “cattivo”, porta con sè un ordine morale basato su valori sbagliati, ora palesemente, ora in modo più sottile.
Nostro scopo è liberarci del nemico. Eliminarlo. Ucciderlo.
Ma come possiamo fare noi, uomini “buoni”, portavoce dei valori migliori, ad eliminare il nemico?
Eiminarlo vuole spesso dire cedere al male, almeno nell’uso degli strumenti…
Allora facciamo un gioco intellettuale, neppure troppo raffinato, che però sembra in grado di mettere temporaneamente a tacere la nostra coscienza di uomini buoni: togliamo il volto al nemico.
Ecco che quindi vediamo dovunque uniformi e maschere, spesso nere, che rendono il nemico un’unità spersonalizzata. Ed è più facile uccidere un uomo, se non riconosciamo sul suo volto i tratti che lo rendono simile a noi…
Quando vediamo i buoni caricare i soldati in nero per ucciderli, per portare alla vittoria del “bene”, tendiamo ad essere felici, a partecipare della gioia di quello sfondamento.
Credo che nessuno si immagini nei panni di quell’uniforme nera trapassata dal colpo, che si accascia a terra. Nessuno pensa al motivo per cui quell’uniforme si trova lì. Nessuno pensa che quel corpo candidato alla mutilazione divertita, al barbaro sfregio, possa essere il corpo di un marito innamorato della propria moglie, di un padre che darebbe la sua vita per i propri figli…
Forse tutto questo è molto umano.
Forse quello che il cinema deve darci è una nuova aristotelica possibilità di catarsi, e la catarsi non può per sua natura essere troppo sfaccettata (ne perderebbe di immediatezza).
Buona vita a tutti!
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