Scorro con gli occhi due anni di fotografie.

Mi chiedo quando il sorriso si è trasformato in sofferenza. E’ diventata un’ossessione.

E’ assurdo. Cerco con insistenza, concentrandomi su ogni minimo dettaglio, ma non lo trovo…

E così vorrei mettermi a scrivere delle ferie. Per divagare piacevolmente.

Posti meravigliosi, giornate splendide. Gli amici di sempre, supercollaudati. Tutto benone.

Vorrei scrivere di pareti bianche che tagliano con un colpo netto il mare a Bonifacio, delle sabbie del paradiso di Santa Giulia, di un ruscello gelato con l’acqua limpida. Di maialini neri e di Isole Sanguinarie. Del rumore delle onde che si infrangono sugli scogli e dell’odore burroso del pain au chocolat. Del sole che affoga subito dietro ad una nave.

Mi piacerebbe. Mi farebbe bene, forse. Ma ora non ci riesco.

La mia capacità di concentrazione è al minimo.

Distratto da un telefono che non si illumina, da MSN che non lampeggia.

Solo con Freddy Kruger, alla ricerca di radici ramificate sprofondate nelle sabbie del tempo. Ricordi nebulosi fatti di atmosfere, pettinature, volti.

Vorrebbero provare a spiegarmi dove ero, come ero.

Ma il problema è che non sono arrivato troppo lontano.

La mia memoria va più in là.

La mia mente è più potente.

Però stavolta non dipende solo da me. Impotenza…

Non posso fare altro che lasciare che il tempo passi. Ancora un po’. Che una goccia cada nel catino, poi un’altra, poi un’altra ancora… Con un ritmo irregolare che sfida la tensione superficiale.