Parto io con uno spunto noir.
Forse non troppo originale …ma vedremo cosa ne salta fuori.
Se mi vengono in mente incipit di altri generi, vedo di segnalarli…

UNO DI QUELLI BUONI (iniziato il 31.05.2009 alle 21.42)

Quello che colpiva appena varcata la porta del bar era subito l’odore di sangue.

Solo dopo notavi il caos degli agenti, intenti a scattare foto e a prendere misure.

Il suo sguardo vagava nervosamente per i dettagli del locale, alla ricerca di qualcosa che poteva aver scatenato la fantasia dell’assassino.

Nessun avventore al bancone: il pubblico era stato tutto accompagnato fuori, insieme al personale in servizio, e altri agenti, con l’aiuto del supporto psicologico, stavano cercando di raccogliere le testimonianze di chi aveva assistito alla scena.

Il suo metodo era diverso. Preferiva farsi un’idea delle cose ad intuito, rischiando di sbagliare in proprio, invece che farsi passare confuse informazioni di decima mano che lo avrebbero fatto sbagliare per colpa di altri.

Appoggiò sul tavolino a fianco dell’entrata i fogli che gli aveva passato l’agente di presidio all’ingresso, probabilmente contenenti una prima analisi a braccio delle testimonianze già raccolte. Poi, senza salutare e con lo sguardo fisso oltre la porta, aveva azzittito l’agente con un gesto secco della mano ed era entrato.

Non c’era bisogno di farsi spiegare dove era accaduto l’omicidio.

La parete dietro le casse era macchiata di sangue e di pezzetti di materiale organico. Non serviva un medico legale per riconoscervi il contenuto di una sfortunata scatola cranica che un evento imprevisto aveva aperto anzitempo.

Un colpo di arma da fuoco, di calibro non enorme, esploso a piccola distanza dal naso del malcapitato, probabilmente.

La parete alle spalle della cassa erano occupate da sigarette.

Qualcuno aveva utilizzato i gratta e vinci colorati come elemento decorativo: ai montanti del mobiletto delle sigarette erano attaccati una miriade di foglietti colorati. Verde, arancione, giallo …gratta e vinci da 3 euro, da 5, da 10 …se è vero che la pubblicità è l’animo del commercio, quello era davvero un lavoro ben fatto.

Con le sigarette fai la tua puntata alla roulette della vita, con il resto puoi regalarti un colorato foglietto che promette la felicità.

E, attorno al bancone, per invogliare ulteriormente il tuo salto nel vuoto a basso costo, cartelli con biglietti vincenti fotocopiati: “vinti qui 500 euro”, “vinti 10.000 euro”, “più di 12.000 euro vinti nell’ultima settimana”.

Il resto era tutto apparentemente in ordine, a parte un bicchiere rotto in prossimità del bancone. “Scena già vista:” pensò “la collega che stava sparecchiando, appena ha sentito il colpo, si è presa paura e ha lasciato cadere il bicchiere…”

“Ma chissà perché il cassiere” lo sguardo continuava a girare di dettaglio in dettaglio, tra le caramelle in box e il pannello che pubblicizzava i nuovi gelati “soldi? sigarette? gratta e vinci? Chissà se cercava qualcosa o se gli è improvvisamente dato di volta il cervello.”

Però non è normale, almeno in Italia, girare armati, anche se a volte ce ne sarebbero ottime ragioni.

Era giunto il momento di iniziare a sentire un po’ cosa avevano scoperto.

Da una verifica vide che tutto era abbastanza in linea con le sue supposizioni, salvo il fatto che il proiettile era stato sparato mentre il cassiere era di spalle. Il foro di ingresso era all’altezza della nuca, quello di uscita tra setto nasale e fronte.

Gli interrogatori non avevano portato a grandi informazioni. Come sempre, quando c’è in ballo un’arma da fuoco, l’attenzione dei testimoni è magneticamente attratta da quella e sembra che nessuno noti più nulla. Quando poi l’arma spara pure, lo sparo sembra cancellare ogni traccia di ricordo affidabile. Solo balbettamenti e frasi confuse, e ipotesi che sembrano ricalcare più i flash-back da telefilm gialli che i reali accadimenti.

La maggior parte dei testimoni non ricordava praticamente nulla. Era un uomo, un ragazzo forse. Maschio caucasico …le solite menate! Aveva un abito da lavoro, forse una divisa. Gialla? Arancione? Forse, in realtà si trattava di una maglietta, tipo una polo.

I colleghi della vittima non erano troppo più utili. Nessuno era girato verso la scena. E a prima a voltarsi verso la cassa era stata la ragazza rumena addetta alla pulizia dei tavoli, la cui attenzione era stata attirata dallo sparo. Era stata proprio lei, come supposto, a far cadere il bicchiere.

Una sola l’indicazione che gli sembrò realmente utile. Una frase buttata lì. Con voce severa. L’aveva sentita un signore anziano, perso nei video-poker, con le spalle alla scena. Non sapeva perché, ma la sua attenzione, mentre i simboli scorrevano davanti ai suoi occhi e mentre confermava con perizia ormai automatica le carte da non cambiare, era stata attirata a una frase: “Ti avevo detto di darmene uno di quelli buoni, testa di cazzo”.

(segue, se qualcuno ne ha voglia)

(Prof, vediamo un po’ di aggiungere un po’ di carne al fuoco (detto da uno che salta le grigliate per andare a casa dei francesi! – segue Den il 2.06.2009 alle 12.44)

“Qui non c’è più niente per lei. La scientifica farà il resto. Tanto non si trovano mai impronte; troppi film che mostrano agli assassini come fare per non lasciare tracce sul luogo del delitto! Può anche andarsene. Se scopriamo qualcosa, la avvisiamo immediatamente.”

Si girò senza degnare nemmeno di uno sguardo quell’idiota! Sicuramente, se nella polizia fossero tutti delle volpi come lui, i delinquenti potrebbero fare festa tutti i giorni che Dio manda in terra! 

“E quella telecamera?”

“Non funziona. Fa solo da finto deterrente per i ladruncoli e i drogati di quartiere, ma è solo un pezzo di plastica decorativa.”

Come volevasi dimostrare! Nessun indizio sembrava apparentemente spiegare quella scena raccapricciante, eccezion fatta per una stupida frase su un fantomatico gratta e vinci perdente.

Anche il nostro sherlock era solito giocare qualche euro della sua paga mensile da “nababbo” sul miliardario da 5 euro. Quando gli andava bene, portava a casa 50 euro, altrimenti si ritrovava solo il portafoglio più leggero di qualche spicciolo. Ma non riusciva davvero a immaginare come ci potessero essere persone disposte a tutto pur di riuscire a cambiare la propria vita affidandosi a un numero stampigliato su un cartoncino multicolore. Anche ad uccidere… E poi, che colpa avrebbe avuto quell’uomo spalmato sul muro dietro alla cassa? Mica li stampava lui i biglietti!

Dall’altra parte della città, intanto, un uomo non si dava pace.

“Non è successo niente! Meritava di fare quella fine!”

Quell’uomo girava ormai da più di due ore senza meta, parlando da solo e ghignando di scatto senza una ragione apparente. La gente che gli passava a fianco si scostava terrorizzata da quella faccia da matto.

“Che cazzo hai da guardare? Italiano di merda!”

Improvvisamente si mise una mano in tasca per cercare qualcosa.

“Cazzo! Dov’è? Dove l’ho messo? Dov’è?”

Prese a calci un cassonetto dell’immondizia e cominciò a urlare in preda a un attacco d’ira. Per buoni cinque minuti si perquisì la camicia, i pantaloni, le tasche, ma nulla.

 “O no, la sfortuna no! Ecco perché! L’ho perso! E’ colpa di quel tizio! Meritava di morire! Dove l’ho messo, cazzo!”

Un dubbio atroce lo trapassò all’istante: per un attimo pensò di averlo perso proprio nella foga di quell’atto insensato compiuto qualche ora prima. Doveva tornare là ad appurarlo o sarebbe dovuto fuggire via? Ma la sfortuna? Quella bastarda lo avrebbe inseguito anche in capo al mondo!

Doveva fare qualcosa, ma l’alcool lo annebbiava troppo per decidere lì su due piedi.

(Segue… Avanti il prossimo!)