Non posso non dirmi un po’ deluso.

L’Ordine del Giorno sull’esposizione del crocifisso nelle scuole italiane, per quanto mi riguarda, voleva principalmente essere un momento di discussione su temi un po’ più alti delle solite buche nelle strade e delle solite variazioni di bilancio o di piano strutturale.

Non avevo ancora avuto esperienza di discussioni di tipo un po’ più politico, in cui il Consiglio poteva essere coinvolto a 360°. Di solito lo svolgimento tipizzato è: Sindaco e/o Assessore di turno che riferiscono sul tema, breve dibattito, dichiarazione di voto (spesso fatta dai capigruppo), voto. Struttura ideale per problemi pratici. Ma siamo sicuri che non ci si possa confrontare anche in maniera un po’ più allargata e su temi di carattere più generale? Il tema del crocifisso mi sembrava una buona occasione.

Tanto più che l’Ordine del Giorno comunicato in convocazione prevedeva un unico punto, che è stato votato all’unanimità e che aveva occupato meno di mezzora per essere presentato, discusso e votato.

Gli ordini del giorno presentati da noi erano due.

Uno sul ventennale della caduta del Muro di Berlino, l’altro, appunto, sul Crocifisso.

Sul Muro la situazione è stata pietosa. Credevo che il revisionismo fosse fenomeno dell’ultra-destra che aveva messo in discussione l’esistenza dei forni crematori… invece abbiamo avuto esempi illuminanti del fatto che nel 2009 ci possono ancora essere letture “varie ed eventuali”:

– sia del fatto che i popoli dell’Est Europa abbiano vissuto sotto un regime totalitario,

– sia della stessa definizione di “Comunista” che tale regime si era dato,

– sia del fatto che tanti partiti della sinistra europea avevano buttato il loro cuore oltre quel muro, sperando che si sarebbe poi entrati in quella splendida area di influenza che avrebbe portato “la rossa primavera dove brilla il sol dell’avvenir”…

Sarò forse vittima della mia giovane età, ma sarebbe forse ora di lasciarsi alle spalle alcuni timori reverenziali… Il dialogo sarebbe certo più sereno.

Sul crocifisso, poi, credevo che non ci fossero grosse difficoltà. Avevamo adattato un ordine del giorno diffuso dall’On. Raisi. Questo il testo:

Il Consiglio Comunale di Sasso Marconi
appresa
la sentenza della Corte europea dei diritti, che vieta l’esposizione del Crocifisso nelle aule scolastiche
esprime
stupore e contrarietà per un atto che tende a cancellare il simbolo più significativo della millenaria tradizione cristiana del nostro Paese, fortemente radicata anche nel nostro territorio e presente in molti stemmi comunali, quale ad esempio quello di Milano
appoggia
l’iniziativa del Governo italiano di ricorrere contro tale decisione, che appare sproporzionata rispetto alle motivazioni espresse dalla Corte ed in relazione alla diffusione della simbologia nei luoghi ed edifici pubblici
auspica
che i cittadini Sassesi, aldilà delle fedi, dell’ateismo e delle appartenenze, si ritrovino uniti nella difesa della simbologia che il crocefisso rappresenta, soprattutto quale filo conduttore della storia culturale ed artistica, della libertà e della vita quotidiana nazionale e locale.

Mi aspettavo che il pomo della discordia potesse essere, in modo più o meno comprensibile, il tema della solidarietà al Governo per il ricorso. Credevo che sarebbe uscito un testo magari rivisto collegialmente, ma sostanzialmente condiviso, almeno sulla base della sentenza del Consiglio di Stato del 2006 all’ennesimo ricorso della signora Soile Lautsi Albertin (molto più che sulla base del solo Regio Decreto 965 del 30 aprile 1924).

Rispetto della sensibilità e della libertà religiosa, ma con la capacità di riaffermare valori morali e civili di riferimento nella storia del nostro paese (e dell’Europa intera, verrebbe da dire!).

Invece… Una reazione difficilmente comprensibile. Quasi mezz’ora di riunione separata per mettere a punto una risposta talmente generica, relativistica e qualunquistica da far scomparire dal testo ogni affermazione orgogliosa delle radici culturali cristiane dell’Europa!

Accuse di aver portato in Consiglio qualcosa che poteva urtare la sensibilità profonda di un credente. Accuse di voler procacciare nuovi proseliti al cattolicesimo. Proposta, in nome di valori condivisi come la tolleranza, di fare un passo indietro, di sopportare, di non offendere sensibilità diverse, di non oppormi alla laicità dello stato.

Cari Signori, sicuramente in Italia la presenza della Chiesa Cattolica è stata a volte un po’ “ingombrante”, ma sono personalmente convinto che la Chiesa abbia saputo spesso svolgere la funzione di “coscienza dello stato” (M.L.K.) di fondamentale importanza. E sono convinto che la laicità dello Stato sia preservata dal fatto che tra i Codici in base ai quali si viene giudicati non ci sono i Dieci Comandamenti (seppure alcuni suggerimenti quali “non uccidere” mi sembra che siano stati colti…).

E questo non è per niente scontato in un momento in cui più di una volta ho l’impressione che si guardi con interesse a parti del mondo in cui tra i testi della religione e la legge dello stato c’è una sovrapponibilità totale!

Tra l’altro, in questa occasione, il problema del crocifisso non è stato sollevato dai genitori di un bambino di religione diversa… salvo che l’U.A.A.R. (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalistici) non sia considerata una setta religiosa (in fondo è già capitato il tentativo di celebrare sugli altari la Dea Ragione…)

Con buona pace della sign.ra Lautsi, sono convinto che il pronunciamento del Consiglio di Stato fosse già stato molto chiaro sui termini della questione.

Ma sono anche contento che il confronto sul tema abbia dato modo di riflettere sulla questione anche persone della politica nazionale, dello spettacolo, della cultura, che normalmente sono molto distanti (a loro dire) dai significati profondi del simbolo che ha impregnato in maniera fortunatamente incancellabile tutta la nostra tradizione occidentale (e non solo, come ci fanno credere, la mente di coloro che si trovano in chiesa la domenica!).

Sono ancora convinto che dovremmo riabituarci a parlare delle cose, e non solo ciascuno chiuso nel suo gruppo più o meno ristretto. Il confronto tra posizioni diverse è sempre più interessante!

Per quanto riguarda la nostra piccola Sasso, credevo che avremmo approfittato dell’occasione per mettere a fuoco i valori che il Consiglio di Stato aveva identificato come fondanti per la cultura del popolo italiano: “tolleranza, rispetto reciproco, valorizzazione della persona, affermazione dei suoi diritti, riguardo alla sua libertà, autonomia della coscienza morale nei confronti dell’autorità, solidarietà umana, rifiuto di ogni discriminazione”.

Si vede che i tempi non sono ancora maturi. Mi si permetta solo un po’ di delusione.

andrea.prof