“Dovrei esser come l’acqua che si lascia andare
Che scivola su tutto e che si fa assorbire
Che supera ogni ostacolo finché non raggiunge il mare
E lì si ferma a meditare
Per scegliere se esser ghiaccio o vapore
Se fermarsi o se ricominciare.”
(Eugenio Finardi – La Canzone dell’Acqua)

Finardi è stata una scoperta dell’anno della mia Maturità. Era il 1995. Lui aveva poco più di 40 anni e aveva già più di 20 anni di carriera alle spalle (aveva firmato il primo contratto discografico con la mitica N.1 di Mogol e Battisti). Io ascoltavo quasi esclusivamente musica inglese o americana, fatta eccezione per Zucchero. Sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, chitarrista appassionato, avevo incontrato Acustica, un bellissimo album uscito qualche anno prima.

Un album pieno di grandi successi riarrangiati in versione acustica, appunto. La sequenza Vil Coyote e Katia, due tracce consecutive, è stata consumata. E a partire da quell’album, che tuttora considero uno dei più belli della musica italiana, la conoscenza di Finardi è andata via via approfondendosi.

Cresciuto tra la cultura americana e quella italiana, interprete di blues leggendari e finissimo cantautore, anche per me ha rappresentato un ponte tra le mie frequentazioni transoceaniche e quelle connazionali.

Sabato 31 ottobre Eugenio Finardi era in teatro a Sasso Marconi. Un bel colpo messo a segno dall’Associazione Culturale Le Nuvole di Sasso Marconi e dal suo presidente Danilo Malferrari!

L’Associazione è nata nel 2002 da una “costola” della Pro Loco di Sasso Marconi, sulla scia del successo delle manifestazioni organizzate per ricordare Fabrizio De André (Volta la Carta, “…a forza di essere vento…”, ecc.), con lo scopo di valorizzare il grande patrimonio del cantautorato italiano.

L’Associazione, impegnata anche in proficue collaborazioni con altri soggetti pubblici e privati in giro per l’Italia, cura sul territorio di Sasso Marconi l’organizzazione di Volta la Carta (manifestazione dedicata a Fabrizio De Andrè, in collaborazione con la Fondazione a lui dedicata, che ha portato negli anni a Sasso Marconi Dori Ghezzi, Francesco Guccini, Romano Giuffrida, la Faber Band, i Flexus e tantissimi altri personaggi del mondo deandreiano) e Siamo Tutti Signor G (manifestazione dedicata a Giorgio Gaber, in collaborazione con la Fondazione Gaber, che ha visto la luce nel 2003 dopo la scomparsa del grande cantautore-attore).

SUONO – Appunti Teatrali e Contrappunti è stato ospitato all’interno proprio di questa seconda rassegna dedicata a Gaber e al suo teatro-canzone, che da qualche anno è entrata a pieno diritto a fare parte del programma della Tartufesta.

In questo spettacolo Finardi dimostra di essere non soltanto un grande cantautore e un grande interprete, cosa già nota da decenni che non aveva bisogno di ulteriori prove, ma stupisce i fan di vecchia data con una teatralità che tanti di loro non avevano ancora avuto modo di testare.

Infatti, in equilibrio tra parola narrata e parola cantata, esso ripercorre la sua vita partendo dall’esperienza di bimbo bilingue tra Italia e Stati Uniti, con la mamma cantante lirica americana che voleva educarlo “all’americana”, per svilupparsi, attraverso le canzoni che lo hanno reso famoso in una vita di successi, fino all’elezione di Obama e alle grandi speranze di cui il primo presidente di colore degli Stati Uniti si è trovato caricato da parte dei suoi governati e di tutto il resto del mondo. E, tra le altre cose, si trova a riflettere sul contrasto tra le grandi attese dell’Era dell’Acquario e il loro naufragare tra eroina e P38., per chiudersi all’insegna della speranza nelle generazioni future e nella loro grande capacità creativa e creatrice, e del richiamo alla primitiva istintività dell’uomo, vero soggetto del nuovo umanesimo che ci porterà alla consapevolezza che l’Età dell’Oro non è dietro di noi, ma nel futuro della specie “uomo”.

Dai tempi degli studi teatrali all’Università di Boston, dopo anni da protagonista nella tradizione del rock d’autore, Finardi riprende il contatto con la fisicità della voce agita e del suono drammatizzato sulla scena. E non penso sia casuale il suo incontro con la Fondazione Gaber, che promuove questo testo come una grande prova di quel teatro-canzone di cui Gaber era se non inventore, certo indiscusso maestro (in collaborazione con Sandro Luporini, coautore della quasi totalità dei testi).

SUONO propone sulla scena una band capitanata dal chitarrista Max Carletti, con Federico Ariano alla batteria, Paolo Gambino al pianoforte e Stefano Profeta al contrabbasso.

Una bellissima serata che sono convinto abbia lasciato molto a tutti coloro che hanno deciso di prendervi parte, con un unico rammarico: la scarsa partecipazione dei sassesi, che, come già altre volte, non hanno saputo cogliere l’opportunità di un grande spettacolo a portata di mano…

Un peccato. Speriamo che prima o poi sappiano guarire da questo

andrea.prof