Mi si perdoni uno sfogo, a quest’ora della notte…

Ho l’impressione sempre più chiara e sempre più forte, che riavvicinarmi al magico mondo della politica non mi faccia bene neanche un po’.

E quindi viene da riflettere sui luoghi comuni, che ogni tanto non sembrano così preconcetti (anzi, ci sono giorni in cui sembrano tutti ricchissimi di conferme!).

La politica viene spesso percepita dai più come una cosa “sporca”, come una cosa capace solo di tirar fuori il peggio dalle persone. E in questi giorni, tra le barzellette finite “in gloria” del nostro (?) Premier, le sparate volgari e populiste del solito Di Pietro (e i suoi toni davvero indegni di un’aula parlamentare), i dossier veri, presunti e minacciati contro quelli che danno fastidio …come dare torto ai più?

Ma cosa ci ha allontanati in modo così vergognoso dalla Politica? Dalla nobile arte del governo della Polis? Non vorrei ripetere quello che già tutti vediamo e sentiamo ogni giorno, in merito all’egoistica rappresentazione che ci offrono i nostri amministratori locali e nazionali del “Bene Comune” come “Bene di Pochi” (quando siamo fortunati) o come “Bene Mio” (in tanti altri casi). Non vorrei ripetere quello che tutti sappiamo sulla tentazione di chi ricopre ruoli di responsabilità (spesso abbastanza o molto ben remunerati) di abbandonare qualunque criterio di merito per giungere al criterio “amici e parenti” nella scelta di collaboratori ed incaricati.

E nel frattempo una generazione, la mia, languisce. Sentendosi dire sempre le solite cose. “Sei veramente bravo nel fare il tuo lavoro, ma non riusciamo più a permetterci gratificazioni di tipo economico”. Oppure: “Che gran curriculum …quanti mesi sei disposto a fare di stage?” (se non addirittura “a lavorare gratis”, per l’onore di affacciarti sul mondo del lavoro). Ci sentiamo dire “Facciamo…”, “Sforziamoci per ottenere…”, ma l’impressione è troppo spesso quella di ottenere risultati per qualcun altro! Ci si chiede flessibilità in un mondo non ancora pronto per la flessibilità. Ci si chiede spirito di sacrificio, ma a chiedercelo sono soprattutto persone che non si ammazzano proprio di sacrifici.

E in politica non è molto diverso. Chi governa ha talmente paura di perdere il suo vantaggio da non saper mai aprire un canale di dialogo e di confronto costruttivo con l’opposizione (forse anche per paura di dover ammettere qualche buon suggerimento proveniente dall’altro lato della barricata). Chi sta all’opposizione si oppone, spesso creando opposizione volgare (lo vediamo anche troppo spesso nei confronti dell’attività di questo Governo), e arroccandosi su una difesa del proprio operato nel suo complesso che non è quasi mai ben motivata.

E, a schieramenti invertiti rispetto al Governo Nazionale, problemi simili si incontrano anche a livello Regionale, Provinciale …e giù, fino all’Amministrazione del nostro Comune. Dove le cose, per carità, vanno un po’ meglio. Dove non si arriva quasi mai agli eccessi dei nostri governanti (vorrei dire “mai”, ma poi preferisco adattarmi al precetto che ci ha insegnato James Bond…).

In questi giorni, mi sento un po’ demotivato.

L’altro giorno parlavo con una mia amica di questo momento e dei numerosi tentativi che costantemente faccio per rendere le mie giornate meno noiose, se non addirittura più piacevoli. Viaggi, musica, teatro, fotografia, libri, ecc. Credo di poter riassumere così il senso della domanda che mi ha posto (mi corregga, se sbaglio): “Scusa, Prof, ma hai un lavoro non privo di speranze di crescita, una ragazza bellissima che ti vuole un sacco di bene, una bella famiglia e tanti amici (e non solo su FaceBook). Sei appassionato di un sacco di cose, che ti aiutano ad arricchire la tua vita. Ma perché perdi tempo con la politica?”

In effetti le domande che arrivano dall’esterno sono spesso interessanti.

Io ho sempre considerato la politica (e la considero ancora, come ho spiegato alla mia amica) uno di quegli interessi che rendono le mie giornate più ricche, non più aride.

Non ho quasi mai considerato la politica una perdita di tempo. Ma, d’altra parte, non ho ancora trovato un leader politico per cui morire (e non credo che lo troverò mai!). La mia simpatia per l’azione di Gianfranco Fini è senza dubbio legata, più che alla mia storia personale, soprattutto al fatto che riconosco in quello che dice, in quello che scrive e in quello che fa (o vorrebbe fare) una reale volontà di cambiare le cose e di migliorare meccanismi ormai logori e inefficienti.

Il mio interesse politico, in ogni caso, non riguarda tanto i “massimi sistemi” (o, per aggiornare il quadro, i “massimi partiti”).

Sono da sempre personalmente convinto che sia l’azione individuale che rende un po’ migliore questo mondo, non i complessi quadri normativi che lasciano sempre ai più furbi vie di fuga, o le allargate azioni di popolo, che nascondo sempre l’insidia di qualche approfittatore.

Mi dedico, nel mio piccolo, alla vita politica del mio Comune, ma solo perché credo che sia inutile lamentarci delle cose che vanno male se poi non siamo disposti a metterci in gioco con le nostre capacità per farle andare un po’ meglio.

E ho scelto di muovermi nel contesto politico in cui opero non soltanto per la mia storia personale: la nostra vecchia ed arretrata Italia avrebbe bisogno di un contesto post-ideologico, anche se chi vota e chi governa non è sempre in grado di maturare in questa direzione.

Vorrei vedere, nel mio Comune come altrove, un po’ di alternanza. Perché sono sicuro che fossilizzarsi in una posizione, trincerarsi per 60 anni tra 4 muri, non sia d’aiuto per nessuno. Solo alternandosi al Governo e all’Opposizione, si riesce ad assumere un ruolo veramente utile: se ti senti “governatore a vita” non avrai mai la reale capacità di aprirti al confronto e di aprire canali significativi di comunicazione; e, allo stesso modo, se ti senti “opposizione a vita” non avrai mai le palle per fare il salto che deve necessariamente fare chi ha delle idee per cambiare le cose.

Nel gioco al massacro che abbiamo creato (o, meglio, che qualcuno insiste a creare per noi), quello che abbiamo ottenuto è che tante intelligenze, tante capacità, tante persone dotate di grande senso pratico, hanno abbandonato il campo da gioco. E così si sono creati tanti spazi per quelli che non avevano troppe carte da giocare, per quelli che vedevano nella carriera politica ed amministrativa una via di fuga (della serie “sempre meglio che lavorare!”).

Ovviamente non tutto il panorama politico è così. E sono felice, nelle ultime occasioni a cui ho partecipato, di aver visto persone capaci, appassionate, pratiche.

Credo sia un compito della mia generazione e di quelle che stanno seguendo le nostre orme (ovvero affogando nel nostro stesso caos) cercare di riabilitare un po’ la politica davanti agli occhi dei più.

Non cadiamo nelle stesse vecchie dinamiche del passato. Se non saremo in grado di superarle, raggiungeremo solo un risultato: la grande responsabilità di far vincere i “cattivi” (e, sia chiaro, i “buoni” e i “cattivi”, mi si perdoni la semplificazione sociologica, ci sono a destra come a sinistra, nelle banche e nelle assicurazioni come nelle fabbriche e nelle scuole, nelle Amministrazioni Pubbliche come nelle Multinazionali).

Pochi “cattivi”, ahimè, possono fare tanto danno a tanti “buoni” …per resistere abbiamo la nostra intelligenza, la nostra ostinazione …e la speranza in un aiuto dall’alto.

Scusate lo sfogo, ma mi è stato utile. Scrivendo (e parlando da solo come un pazzo) mi sono ricordato del perché voglio vivere così la mia vita.

Buona notte, Mondo.