Quanto amavo Gwyneth Paltrow…
“Sono Tony Stark, ho una ragazza carina,
ho costruito molte cose e occasionalmente salvo il mondo!
Perciò, perché non riesco a dormire?”
Iron Man 3
Qualche sera fa sono andato al cinema a vedere Iron Man 3. E, non ne ho capito del tutto il motivo, mi sono messo a ripensare al primo incontro con quella che ora è la dolce e risoluta Pepper Potts, dinamica fidanzata del genio-miliardario-filantropo-playboy Tony Stark.
Sliding Doors. Non solo un film del 1998. Se non fu l’esordio, è stato senza dubbio il lancio del sorriso biondo di quell’eterea Gwyneth Paltrow che, almeno fino alle trasformazioni di Iron Man 3, avevamo angelicato e eletto ad immagine della fidanzatina dei sogni. Nell’arco di pochi mesi, il suo sorriso divenne onnipresente
Shakespeare in Love, Paradiso Perduto (bel film, anche se meno sorridente), e Sliding Doors, ovviamente…
L’immagine delle due porte scorrevoli della metropolitana che creano quasi per mitosi due destini al contempo alternativi e paralleli è davvero potente.
E non credo che sia un caso il fatto che in questi giorni complicatissimi e densi di dolorosa e potente gioia dell’anima, il mio pensiero sia tornato proprio lì.
Forse non è stata solo colpa di Tony Stark e della sua dolce e determinata metà.
Perché, se è fuori di dubbio il fatto che le scelte e i progetti siano determinanti nello stabilire la direzione dei nostri passi e delle nostre vite, è altrettanto vero che ci sono tante piccolissime cose che influiscono in modo imprevedibile sul corso di quelle nostre stesse vite.
Alla fine degli anni ’90, da filosofo attento, frequentavo con piacere letture di logica fuzzy. Con le sue infinite gradazioni tra 0 e 1 e il superamento dei limiti delle semplificazioni binarie. Mi affascinava la teoria del caos, anche se forse in modo più “mistico” che accademico. E fare il filosofo era anche terribilmente figo: nessuno che avesse visto Jurassic Park poteva ignorare il Butterfly Effect, dopo che il professor Malcom l’aveva sapientemente utilizzata per fare colpo sulla bella paleobotanica!
Un piccolo incidente. L’occasionale rilievo di un dettaglio. L’incontro casuale con un altra persona. Un saluto lanciato per sbaglio con grande entusiasmo. Un bacio non previsto. Il lieve battito d’ali della farfalla che dal Brasile produce un tornado in Texas. L’insetto calpestato per errore nel racconto di Bradbury (o della puntata dei Simpson) che produce conseguenze nefaste per il futuro dell’umanità.
Un solo essere umano può costruire con il suo ingegno e con le sue mani bombe capaci di distruggere il globo. Ma praticamente nessuno è in grado di sfuggire al caso.
Per vincere ci vogliono occhio, pazienza e buco del culo…”
Un adagio popolare ripreso da illustri strateghi dell’era moderna (primo tra tutti il nostro ex C.T. Arrigo Sacchi)
E, se l’occhio si allena e la pazienza si può ragionevolmente esercitare fino a portarla a gradi funzionali alla sopportazione degli aspetti negativi della vita e delle persone moleste, per il terzo fattore non possiamo che limitarci a prendere quello che viene!
Tra pazienza e buco del culo, c’è forse una sola dote che possiamo cercare di educare. L’ottimismo è quel qualcosa che ci aiuta ad interpretare quello che ci accade partendo da una chiave almeno positiva. E ad attenderci qualcosa di buono dal futuro. E questo non è mai totalmente inutile.
Essere positivi non costa nulla, a parte qualche dura delusione ogni tanto. Ma con un po’ di esercizio, anche le delusioni che la vita ci lancia addosso ogni giorno finiranno per essere più sopportabili! E poi, in fondo, le delusioni colpiscono anche i non ottimisti. E, se non li colpiscono più, vuole dire che la loro sfiduciata depressione è forse giunta ad un punto che non credo nessuno di noi invidierà più di tanto la loro disillusione.
Chi si ricorda l’apertura di Match Point di Woody Allen?
Chi disse: “Preferisco avere fortuna che talento” percepì l’essenza della vita.
La gente ha paura di ammettere quanto conti la fortuna nella vita.
Terrorizza pensare che sia così fuori controllo.
A volte in una partita la palla colpisce il nastro e per un attimo può andare oltre o tornare indietro.
Con un po’ di fortuna va oltre e allora si vince.
Oppure no e allora si perde.
Ultimamente la mia vita è caratterizzata da un effetto domino di porte che si aprono e si chiudono. Chiusa porta, aperto portone. Corso contro la pioggia con un ghigno di rabbia, mi sono ritrovato in uno scantinato travestito da Hilton per poi poi ritrovarmi a correre sui tetti a cielo aperto sotto le stelle, senza sapere come ci ero arrivato, ululando alla luna che mi guardava dall’alto con tutto il suo splendore. Trovando pezzi di me che credevo perduti per sempre, ed accorgendomi che tante cose che mi sembravano acquisite in modo permanente le avevo già perdute chissà quanto tempo fa. Inebriandomi di primavera.
Attento, amico. Se ogni tanto non butti un occhio per controllare, potresti accorgerti di avere perso qualcosa che credevi custodito gelosamente nel cassetto del tuo comodino.
Ed eccomi lanciato in velocissime porte girevoli, che tendono a spararmi in uscite inaspettate. A volte capisco dove sono, altre mi guardo attorno smarrito. Ma cerco comunque qualcosa di bello su cui riposare il mio sguardo, qualcosa di buono con cui placare i miei sensi.
La strada torna ad essere un’amica. Di cui forse ho sentito anche troppo la mancanza. Ricomincio a sentire distintamente le urla di gente che soffre e le risate di chi ha intuito qualcosa sul motore del mondo. Empatia.
E a questo punto? Beh, continuerò ad inviare ovunque il mio curriculum e a cercare di creare contatti, ovviamente. Per non lasciare il destino da solo, o almeno per provare a recuperare in parte l’illusione di controllarlo almeno un po’. Non mi affiderò solo alla fortuna, ovviamente. Non posso permettermelo.ù
E continuerò a camminare. Cercando di capire come migliorare le mie capacità adattive. Lavorando con ottimismo sulla pazienza e sull’attesa dei segnali buoni. E sperando, senza buttarmi giù, in una bella botta di culo!
Un primo imprevisto elemento di felicità è arrivato. Speriamo sia il segno premonitore del vento che cambia e di un’onda che passa …io sono pronto!
Ah! Solo una precisazione. Non vorrei che si fosse capito male dalle prime righe dell’articolo. Ora che abbiamo visto la nostra Ginetta preferita colpire in volo uno dei tanti esoscheletri di Iron Man, passandolo da parte a parte e sbattendolo agilmente a terra pronto per il demolitore, siamo solo passati dall’amore idealizzato al sangue che ribolle nelle vene. Non è che abbiamo smesso di pensare a lei …tutt’altro!
Buona vita a tutti.
Gerry, io sono una donna. Noi non diciamo quello che vogliamo,
ma ci riserviamo il diritto di romperci le palle se non l’otteniamo.
È questo che ci rende così affascinanti, e un tantino pericolose.
Sliding Doors di Peter Howitt
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