Ancora Policrate…
“L’invidia degli dei mi fa orrore:
nella vita la gioia senza dolore
non fu mai data a essere terreno.”
Johann F. Schiller – L’anello di Policrate (trad. Roberto Fertonani)
Avete mai assaporato realmente la felicità? Avete mai avuto il coraggio di guardare negli occhi l’Amore, il Desiderio, l’Appagamento, anche quando erano talmente grandi da fare paura?
Perché, non neghiamolo, ci piace avere sempre il controllo (o almeno illuderci di averlo) di tutto quello che ci capita. E spesso cerchiamo lo sballo solo per avere un alibi per perderlo senza rendercene completamente conto, ma comunque in modo programmato …o almeno per poter raccontare questa cosa a noi stessi. Come per fare finta che la scelta di spingerci in quei terreni sia stata totalmente nostra. E che possiamo tornare indietro quando vogliamo.
Ma ci sono tante cose che, semplicemente, capitano, che non danno il lusso o l’illusione del controllo. Segni che possiamo semplicemente decidere di cogliere o di fare finta di non avere colto. In alcuni casi forse la vera fortuna sarebbe non vederli per nulla.
Fissare l’abisso di luce, e decidere di staccarsi da terra, è una cosa al contempo terribile ed affascinante. Ed è meraviglioso quando ti accorgi che, mentre credevi che saresti precipitato nel baratro, in realtà ti stai librando nell’aria e stai salendo. Come il calabrone, non sembravi adatto al volo e invece hai il mondo ai tuoi piedi e hai fregato tutti gli ingegneri aeronautici. Puoi sognare. Puoi volare.
Non so chi ringraziare, se questa sensazione l’ho provata più di una volta, nel corso dei miei anni. Non so se Dio, il fato, il mio carattere, l’educazione che mi è stata data, le meravigliose persone che mi circondano, gli ufo o Max Pezzali …ma è così. E ci sono dentro in pieno, ancora.
Se risolvessi anche il problema del lavoro e dell’indipendenza economica, forse mi sentirei davvero un dio. E forse è per punire questo sguardo di sfida verso il cielo che mi vengono inviate sempre nuove prove da sostenere.
Conoscete la storia dell’anello di Policrate?
Non è la prima volta che me ne occupo. E’ quasi un’ossessione.
La storia non è mia. Ce l’ha raccontata Erodoto, e l’ha resa immortale il grande Schiller, in una meravigliosa ballata scritta proprio quando aveva i miei anni.
Policrate, ricco e fortunato tiranno di Samo, accetta il consiglio di privarsi volontariamente di un prezioso anello, per bilanciare con un evento spiacevole la grande ed ininterrotta catena di eventi fortunati. Ma l’anello torna a lui nella pancia di un pesce pescato da uno dei sui sudditi. L’invidia degli dei che colpisce chi attira l’attenzione sulle sue fortune giunge rapidamente e il tiranno, abbandonato dagli alleati che hanno paura degli dei, viene ucciso dal suo grande nemico.
Sarebbe stato forse meglio per lui perdere l’anello per sempre. Avere la prontezza di rilanciarlo in mare, di donarlo ad un questuante per strada, forse anche lanciarlo nella lava del Monte Fato andrebbe bene. Allontanarlo prima che qualche dio invidioso abbassassi il suo sguardo maligno su di lui.
Respingo con forza invidie e maldicenze degli uomini. O forse semplicemente non me ne curo. Da sempre. Credo nella libertà di scegliere, di agire, di pagare le conseguenze delle proprie scelte, di volare alti sulle voci che blaterano a vanvera, di essere felici e di soffrire. Ma con l’invidia degli dei c’è poco da fare… E, per quanto mi sforzi a scagliare lontano l’anello, e il suo valore materiale, sperando che questo sia sufficiente per distogliere l’attenzione dalle mie fortune immateriali, c’è sempre qualcosa che riporta su di me l’attenzione, di uomini e dei. Finendo inevitabilmente per turbare la mia pace.
E stavolta, forse, ho davvero perso la scommessa in partenza. Ho davvero sbagliato. Anche se non potrò mai rimproverarmi di non averci provato. E vale sempre la pena dare l’assalto al cielo, se l’obiettivo è la felicità.
Forse dovrei andare via, non solo cambiare aria in senso figurato. Anzi. Non forse. Credo che sarebbe la scelta più saggia. E tutt’ora non l’ho certo esclusa… Almeno via per un po’. Almeno fino a quando la pancia della mia balena non venga squarciata e mi ritrovi tra le mani di qualcuno che non abbia timore di far arrabbiare gli dei.
Ma quando mai ho dimostrato saggezza nella mia vita?
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