I Have A Dream…
Qualche tempo fa, il nostro percorso di ricerca insieme ci ha fatto imbattere nel tema del sogno …perché, anche quando l’obiettivo finale è abbastanza chiaro, il viaggio può subire deviazioni, ritorni imprevisti, cadute e risalite.
Abbiamo letteralmente “sbattuto” contro il problema di diventare grandi (in un mondo che sembra dimenticare che 18 sono ancora la “maggiore età”). Perché sembra che non si voglia più parlare di progetti e di punti di riferimento …e quello che era cominciato qualche mese fa come una chiacchierata con Simon, si è trasformata in un approfondimento, in un percorso nel percorso.
Uno di quei vicoletti che, quando cammini attraversando una città che conosci poco, ti trovi a scorgere con interesse quasi magnetico, magari sotto un archetto di pietra tra le case, magari per qualche fiore colorato ad un balcone, magari per l’odore di pane fresco che sembra provenire proprio da lì. La direzione sembra quella che avevi stabilito per il tuo viaggio, e ti trovi ancora prima di pensarci ad imboccarlo. E scopri che lì dentro c’è un mondo, ci sono scorci favolosi che mai avresti immaginato camminando sulla strada principale.
Il sogno, l’Alchimista di Coelho, suggestioni che ci arrivano da film e canzoni …sono tanti gli spunti che abbiamo raccolto nella nostra ricerca.
Talmente tanti che, giunti ad una domanda posta quasi per caso (“ma chissà cosa sognava mio padre quando aveva la mia età…”, trasformatasi ben presto in “chissà se io sono stato un sogno dei miei genitori…”), abbiamo pensato di partire da qui per l’incontro con i genitori di quest’anno.
Perché ogni tanto è bello vedersi, con la voglia di chiacchierare un po’ …e quella dei cosiddetti incontri “genitori e figli” ci sembra una bella tradizione che merita di essere portata avanti!
Il Messaggero nel 1999 diceva che figli e genitori parlano una media di 8 minuti al giorno, principalmente di scuola e soldi, e spesso per motivi che sono fonte di divergenze. Non sappiamo se questo fosse vero allora, né sappiamo quale sia l’entità numerica di questo rapporto all’inizio di questo complicatissimo 2011. Ma la nostra intenzione era di cercare di alzare un po’ la media, almeno per quella sera, almeno per quella settimana a cavallo tra marzo e aprile!
E al gioco ci sono stati tutti. Le risposte dei genitori e quelle dei figli hanno forse aiutato tutti noi a capire i termini della questione, a ripristinare qualche canale un po’ difficoltoso.
Partiti da Vecchioni, anche in omaggio al suo trionfo sanremese (e da Coelho, nostro compagno di viaggio degli ultimi incontri):
“Yamir Youssef viveva al Il Cairo, e tutte le notti faceva lo stesso sogno: sognava un uomo, tutto bagnato, che si toglieva una moneta di bocca e gli diceva: – Yamir, la tua fortuna è a Teheran. Tu devi partire, e andare a Teheran. Una settimana, un mese, un anno sempre lo stesso sogno, finalmente Yamir prese il fagottino e partì. Arrivò a Teheran sull’imbrunire, nello stesso momento in cui nella piazza dove si trovava arrivavano dei briganti. I briganti rapinarono tutti, lasciarono tre o quattro morti in giro e scapparono. Quando giunse la polizia c’era solo Yamir, come un fesso, in mezzo alla piazza. La polizia lo arrestò, lo prese a legnate per tre giorni, gli fece perdere 18 kg, e dopo una settimana arrivò il capitano per interrogarlo. Yamir gli disse: – è colpa del sogno. Il capitano lo guardò ridendo e gli disse: – Yamir! Ma tu non devi credere ai sogni: i sogni sono delle falsità, delle bugie …pensa che io è un anno che sogno un giardino con una meridiana, e dietro la meridiana un pozzo, e dietro il pozzo un cespuglio, e dietro il cespuglio un immenso tesoro. Se avessi creduto a quel sogno sarei partito a cercarlo, invece no: è una gran puttanata, non devi pensarci. Ti vedo molto male: adesso ti faccio curare e poi ritorni a casa. Infatti, dopo una settimana Yamir, un po’ ritemprato tornò a casa. Andò subito nel suo giardino, e passò la meridiana, passò il pozzo, passò il cespuglio e trovò il tesoro.”
Il nostro viaggio è andato avanti confrontando un po’ i sogni dei nostri ragazzi, già emersi nel corso di un incontro di qualche sera fa, con i sogni dei loro genitori quando avevano la loro età. La libertà dei genitori quando erano ancora figli, e quella che avevano più o meno scelto di concedere ai loro figli una volta diventati genitori.
Qualche riga della Parsi ci ha aiutato a guardare un po’ meglio alle aspettative che i genitori ripongono nei figli e al modo in cui queste aspettative, che sono più che comprensibili, finiscano per complicare ulteriormente una situazione complicatissima.
Poi, prima di chiudere con un Padre Nostro corale, un frammento del discorso della piccola Severn Suzuki, ora ambientalista e conduttrice televisiva in Canada, che nel 1992 (http://www.youtube.com/watch?v=NStyRt19flA) seppe sintetizzare in pochi minuti davanti ai membri delle Nazioni Unite un severo monito a chi non stava rappresentando gli interessi delle generazione a venire, ma solo quelli delle adulte lobbies del momento:
“A scuola, persino all’asilo, ci insegnate come ci si comporta al mondo. Ci insegnate a non litigare con gli altri, a risolvere i problemi, a rispettare gli altri, a rimettere a posto tutto il disordine che facciamo, a non ferire altre creature, a condividere le cose, a non essere avari. Allora perché voi fate proprio quelle cose che ci dite di non fare? Non dimenticate il motivo di queste conferenze, perché le state facendo? Noi siamo i vostri figli, voi state decidendo in quale mondo noi dovremo crescere. I genitori dovrebbero poter consolare i loro figli dicendo: “Tutto andrà a posto. Non è la fine del mondo, stiamo facendo del nostro meglio”. Ma non credo che voi possiate dirci più queste cose. Siamo davvero nella lista delle vostre priorità? Mio padre dice sempre siamo ciò che facciamo, non ciò che diciamo. Ciò che voi state facendo mi fa piangere la notte. Voi continuate a dire che ci amate, ma io vi lancio una sfida: per favore, fate che le vostre azioni riflettano le vostre parole.”
Come da tradizione, prima di salutarci, abbiamo bevuto un te con qualche dolcetto …che altro dire? Una piacevole serata che speriamo porti qualche frutto positivo, e che siamo certi potrà ripetersi ancora!
Qui il foglietto con i materiali usati durante la serata:
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