Vegliamo davanti ad un tè – Cosa vi aiuta a cercare?
Una serata realmente diversa.
Ci mettiamo subito seduti, al caldo, chi sulla solita poltrona a sdraio, chi sulle sedie, chi sul mitico divano.
Abbiamo intenzioni serie stasera. Partiamo subito, con qualche testo in circolazione, mentre io vado a fare il tè (dopo una strepitosa figuraccia che mi vede entrare in chiesa parlando ad alta voce nel silenzio della Candelora …e io che credevo che qualcuno avesse lasciato le luci accese!).
I testi sono vari ed eventuali. Madeleine Delbrel, che ci segue dall’incontro con don Fabio di Riola. Il testo delle mie riflessioni dopo l’incontro “mancato”. Una Bibbia di Gerusalemme. Il testo di un’omelia di Bruno Forte sui Magi e sulla loro ricerca. Il sancta sanctorum che sta alla fine del mio libello. L’Alchimista di Coelo.
La consegna estremamente semplice: “Pensate a chi vi aiuta nella vostra ricerca. Se siete a corto di idee scartabellate un po’ tra queste pagine e guardate se c’è qualcosa che vi colpisce.”
Il tè è presto pronto, mentre il lavoro procede con un discreto grado di concentrazione, Obbligo/Verità a parte.
La cosa bella è che (quasi) tutti colgono il senso del gioco.
Parte Iacca. A lui l’onore e l’onere di rompere il ghiaccio. Ed è un bell’intervento. Che mette in campo, partendo dai miei sproloqui sulla vulgata di Bob Marley e di MTV, giovani e sesso, giovani e mode, l’aiuto della musica per cercare di pensare a chi si è e a dove andare… Poi la serata procede con un ordinato giro di tavolo.
Il Devid ci aiuta a riflettere sul problema religioso all’interno delle scuole, dove spesso l’indifferenza regna sovrana. Ma dove si può fare anche qualche esperienza dell’altro e dell’incontro con l’altro.
L’Ila ci regala la sua personale ricetta della ricerca, che parte dal corso dei pensieri precedenti al momento di addormentarci. Pensieri su quello che è successo, su chi ci ha aiutato, sulla felicità più o meno raggiunta …sulla grande tentazione di pensare al passato come a qualcosa di meglio rispetto a quello che viviamo nel presente. Forse solo perchè non c’è più…
Jack ci dice di essere felice. E forse è così. “Sono a posto così e non cerco niente”, ci dice. Ma l’impressione che ho avuto, e credo di non essere il solo, è che non sia così convinto che possedere il n.1 e 2 di Naruto sia davvero la cosa più importante nella vita! Comunque di qualcosa abbiamo bisogno tutti: di stare con i nostri amici per condividere la felicità, quando ne abbiamo, e per cercare aiuto quando abbiamo pesi un po’ più grandi del solito. Forse è di qualche utilità anche Obbligo/Verità…
La Cate cerca risposte e le cerca nei suoi amici. Cerca amici sinceri, e quelli crediamo tutti che siano di buona compagnia nel cammino verso la felicità… Ma forse è meglio cercare le risposte “con” i nostri amici invece di cercarle “nei” nostri amici. In fondo siamo tutti nella stessa barca e per darci una mano serve anche qualche nocchiero un po’ più esperto!
Morro (che onore!) muove da uno dei miei racconti, e dal “barbiturico sonno” che avvolge una società abituata a contenuti multimediali preconfezionati. Ci parla della difficoltà di essere anticonformisti (“dal momento in cui in tanti decidono di essere anticonformisti nello stesso modo, in fondo, si sono tutti conformati a qualcosa”). Per essere felici dovremmo anche saper rifiutare alcuni dei ruoli che la società ci affibbia, facendo sembrare tutto facile. Ma trovare una propria strada non è sempre facile! L’importante, permettetemi di osservare questa cosa fuori campo, sarebbe non cedere alla tentazione di dar retta al primo che capita solo per il gusto di dare contro a quello che ci aiuta a pensare.
E’ il momento di Albi, che parte con un “non mi faccio troppi problemi” e “non cerco niente di preciso”, per darci poi la prova pratica che si può pensare anche senza farsi troppi problemi! E, forse meglio di tanti di noi che sono consapevolmente alla ricerca, ci parla di “dover fare quello che è giusto”, anche se non ne abbiamo sempre la voglia, anche se non ne abbiamo sempre la forza. Perché quello che è “giusto” non si misura solo con la legge o con la religione, ma con quel qualcosa che abbiamo dentro che ci indirizza verso la cosa giusta… Qualcuno (anche qui aggiungo qualcosa come voce fuori campo) parlerebbe di senso morale…
Approfittiamo di Morro e di Albi per parlare anche un po’ di musica. Della musica che rilassa e di quella che aiuta a pensare (e, a volte, anche ad incazzarsi!). Dei testi in inglese e del ritmo che incalza.
Alla Simo tocca una cosa strana. Aperta la Bibbia a caso salta fuori un “Dio è amore.” (nota per Morro: la parola amore ricorre ben 184 volte nella Bibbia, ma l’espressione “Dio è amore” ricorre solo 2 volte nel Vangelo di Giovanni …non era così probabile come sostenevi!) Sarà la suggestione della citazione, sarà il cuore in subbuglio (del resto chi non includerebbe anche l’Amore nella ricerca? la ricerca del completamento alla propria incompletezza…), ma viene quasi da identificare la felicità con la “serenità in ogni ambito”. Se facessimo le cose giuste, cercando di non sbagliare e di non ferire gli altri, forse non saremo così distanti dalla felicità… Pensare (spesso al passato) e scrivere forse non aiutano ad essere più felici, ma certo ci aiutano a tenere un diario di bordo, e tenere nota della rotta può aiutarci nei momenti disorientati del viaggio.
La Visca muove da una concezione più strutturata della felicità. “Se mi do un obiettivo e lo raggiungo, sono felice.” Poi però corregge il tiro. Come nel discorso di Freccia in Radiofreccia, abbiamo un “buco dentro”, e rischiamo di galleggiare in una noia quasi costante. E così, forse, sarebbe meglio cercare cose semplici (come canta Elisa in Qualcosa che non c’è…), invece di dannarsi ricercando qualcosa di complicato. Sembra di capire, però, che la felicità sia più un appagamento nel viaggio che l’arrivo alla meta (quella forse è la beatitudine che si respira in Paradiso, e forse non è di questa terra).
Alla Virgi l’onore/onere della chiusura. L’inizio è velato di un po’ di tristezza, tra la constatazione che i giorni sembrano tutti uguali, e l’immagine della mamma che chiede: “cosa avete fatto?” e che si sente rispondere un laconico: “niente”. La felicità è anche fare qualcosa di diverso, e ci sono situazioni e persone che sanno restituirci il sorriso… La piccola Virgi forse non si ricorda che anche lei è capace di riportare il sorriso negli altri, e che, forse senza neppure troppo sforzo, potrebbe ritrovare il suo!
Ci sono giornate che diventano speciali per un pizzico di trasgressione, giornate che diventano speciali per la compagnia, giornate che diventano speciali perché stiamo facendo qualcosa che ci realizza …è fondamentale non stare passivamente fermi nell’attesa di qualcosa che, anche troppo spesso, dipende più da noi che dal caso!
Mancherebbero un sacco di cose all’appello. Filosofi e cantanti fanno capolino dietro un sacco delle cose che abbiamo detto. Ed è strano pensare che anche un testo datato come il Vangelo, in fondo, raccoglie tanti spunti lanciati (l’incontro con una persona speciale, i fatti che rompono la monotonia della vita delle persone, la ricerca dell’amore, la difficoltà di essere anticonformisti, il dolore di fronte a tante cose che ci capitano, la speranza di poter vedere un domani che sia migliore dell’oggi).
Chiudiamo, stanchi ma stimolati, con il suggerimento “la felicità è tale solo se condivisa” …perché, e su questo mi sembra siamo stati tutti d’accordo, la felicità è uno dei principali (e più condivisi) obiettivi di ricerca!Continuiamo a cercare, allora…
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