Avete pazienza per leggere “qualche riga”?
Carissimi Ragazzi,
ieri sera (mercoledì 12 gennaio 2011, N.d.A.) è stata una serata difficile.
Io e Done avremmo voluto parlare un po’ con voi del tema della Giornata della Pace 2010, che farà da filo conduttore alla nostra Veglia di fine mese.
“Libertà religiosa, via per la pace” …palloso già dal titolo, avete subito pensato? Forse …però parlando faticosamente tra noi, come al solito tra 1.000 interruzioni e 10.000 divagazioni, qualcosa è saltato fuori! In molti avete sentito degli eventi di queste ultime settimane in Egitto e in Tunisia. In tanti avete dimostrato grande erudizione (beh, forse un po’ esagero, ma avete dato prova di saperne abbastanza…) in merito a temi complessi come le Crociate, i Catari e i Valdesi, l’ateismo (lacità?) di stato, le leggi coraniche, le origini multietniche e multiconfessionali degli Stati Uniti d’America …eppure (o forse anche per questo) il tema continuava a sembrare palloso!
Perché? Forse perché quando sentite le polemiche sui simboli religiosi nelle scuole siete abituati a pensare che il problema non vi sfiori, visto che in tante delle vostre aule il crocifisso non c’è e non c’è mai stato. Forse perché non vi siete mai chiesti se il vostro compagno di classe, la cui famiglia proviene da un paese lontano dell’Africa o dell’Asia, professi una religione diversa dalla vostra (del resto, quale religione professate voi? e anche anche lui non è che si ammazzi per conservare almeno la consapevolezza della tradizione dei suoi padri, che, come spesso anche voi pensate dei vostri, non meritano un tale sbattimento). Forse perché siamo talmente abituati a parlare di rispetto come valore astratto, a fare un gran casino tra rispetto ed indifferenza, tra la nobile tolleranza e il relativismo grigiastro.
E tutto questo non è del tutto colpa vostra, né nostra, né dei vostri genitori, né della scuola, né della televisione.
Abbiamo imparato ad essere indifferenti alla politica. Sia ai politici che ci mandano a manifestare per i nostri diritti, senza darci sempre il tempo di approfondire quali siano i nostri diritti e in che relazione siano con i nostri doveri, e che pretendono di farci celebrare ogni giorno l’eroismo dei nostri nonni, usando temi e parole che forse erano già vecchi quando erano giovani i nostri genitori, come se nel frattempo non fosse successo nulla. Sia ai politici che, dall’altra parte, ci dicono che dobbiamo essere felici perché abbiamo la televisione ed internet, che viviamo nel migliore e più progredito dei mondi possibili, che dobbiamo felicemente consumare fino alla morte se no tutto si arresta, che essere furbi è meglio di essere coglioni. E facendo così, in più di un caso, ciascuno dei due gruppi vuole che ci interessiamo alla politica quel tanto che basta per garantire ai soliti superpagati di continuare ad essere superpagati, ma anche che non ce ne interessiamo fino al punto da mettere in discussione soluzioni ed avere troppe pretese.
Quello che sappiamo della vita (anche della nostra e del nostro corpo) spesso lo abbiamo appreso dalla vulgata di Bob Marley e di MTV (che, se ha avuto l’indubbio merito di sposare la musica con la televisione, ha la grande colpa di aver preteso che esista un solo tipo di musica, che si misura con i numeri e con il business): “Scopa fin dai tuoi 12 anni. Bevi e fuma fino a cadere per terra. Prova sul tuo corpo tutto quello che vuoi, sempre e senza chiederti troppo spesso se questo avrà conseguenze sul tuo corpo e sul tuo spirito. Divertiti perdendo la coscienza della realtà, perché il mondo è grigio e una vita al di qua del limite non è degna di essere vissuta. Fregatene della politica: sono tutti ladri. Fregatene delle chiese e dei leader religiosi: raccontano solo stronzate. Fidati solo di te stesso: il tuo amico domani potrebbe rubarti la ragazza. Siamo tutti uguali perché ascoltiamo la stessa musica, guardiamo gli stessi film, abbiamo ai piedi le stesse Nike …e non ci dispiacerebbe fare ore di fila per l’inizio dei saldi davanti al negozio di Abercrombie & Fitch a Milano (anche la più convinta rivoluzionaria sembra sentirsi più a suo agio se la sua femminilità è valorizzata da un accessorio Guess!)”
Chi è senza peccato scagli la prima pietra, d’accordo… Ma siamo sicuri che il mondo in cui viviamo sia così diverso da quello che ho appena vomitato nel virgolettato qui sopra (tutto di mia invenzione, forse, tutto sopra le righe, tutto politicamente scorretto)?
Io credo che non sia fuori luogo investire qualche minuto su quello che Giovanni Paolo II (che so che vi sta più “simpatico” del nostro attuale Pontefice) diceva nel 1986 durante l’incontro con le rappresentanze delle religioni mondiali unite per pregare per la pace:
“Per la prima volta nella storia ci siamo riuniti da ogni parte, chiese cristiane e comunità ecclesiali e religioni mondiali, in questo luogo sacro dedicato a san Francesco per testimoniare davanti al mondo, ciascuno secondo la propria convinzione, la qualità trascendente della pace. La forma e il contenuto delle nostre preghiere sono molto differenti, come abbiamo visto, e non è possibile ridurle a un genere di comune denominatore. Sì, ma in questa stessa differenza abbiamo scoperto di nuovo forse che, per quanto riguarda il problema della pace e la sua relazione all’impegno religioso, c’è qualcosa che ci unisce.”
E vi chiedo anche di fare un piccolo sforzo e di provare a leggere almeno qualche passaggio del Messaggio che Benedetto XVI ha lanciato all’inizio di quest’anno:
“Una libertà nemica o indifferente verso Dio finisce col negare se stessa e non garantisce il pieno rispetto dell’altro. Una volontà che si crede radicalmente incapace di ricercare la verità e il bene non ha ragioni oggettive né motivi per agire, se non quelli imposti dai suoi interessi momentanei e contingenti, non ha una “identità” da custodire e costruire attraverso scelte veramente libere e consapevoli. Non può dunque reclamare il rispetto da parte di altre “volontà”, anch’esse sganciate dal proprio essere più profondo, che quindi possono far valere altre “ragioni” o addirittura nessuna “ragione”. L’illusione di trovare nel relativismo morale la chiave per una pacifica convivenza, è in realtà l’origine della divisione e della negazione della dignità degli esseri umani. Si comprende quindi la necessità di riconoscere una duplice dimensione nell’unità della persona umana: quella religiosa e quella sociale. Al riguardo, è inconcepibile che i credenti “debbano sopprimere una parte di se stessi – la loro fede – per essere cittadini attivi; non dovrebbe mai essere necessario rinnegare Dio per poter godere dei propri diritti”.
“La libertà religiosa, come ogni libertà, pur muovendo dalla sfera personale, si realizza nella relazione con gli altri. Una libertà senza relazione non è libertà compiuta. Anche la libertà religiosa non si esaurisce nella sola dimensione individuale, ma si attua nella propria comunità e nella società, coerentemente con l’essere relazionale della persona e con la natura pubblica della religione.”
Sono cose così assurde? Così slegate dalla vostra esperienza? Oppure, con un minimo sforzo, pensate possa saltare fuori qualche suggestione su cui valga la pena riflettere un po’ (da soli o in gruppo)?
Il Cristianesimo, così come l’Islam, come l’Ebraismo, e come tante altre manifestazioni della religione, ha un nucleo “buono” di valori: so che è estremamente impopolare dirlo, ma sono convinto che le sollecitazioni offerte dalle religioni renderebbero probabilmente le nostre teste più pensanti e la nostra società più solidale e meno falsa.
Costruire qualcosa tutti insieme, consapevoli delle nostre differenze, rispettando gli uni le convinzioni e le motivazioni ad agire degli altri, rispettando tutti la dignità di tutti, è più difficile rispetto ad un edulcorato: siamo tutti uguali ed è indifferente quello che pensiamo. Che senso ha illudersi di poter risolvere tutto per alzata di mano, quando sono sempre meno le mani che si alzano, perché quello di cui si parla non interessa più a nessuno?
Non credo di stupire nessuno ricordandovi che io e Done vi consideriamo da sempre persone in gamba, con le quali desideriamo passare parte del nostro tempo. Che siamo convinti che, anche quando è faticoso come ieri sera, valga comunque la pena parlare insieme a voi… Che, anche quando fate scelte che noi non condividiamo del tutto, ci fa piacere vedere che siete capaci di farle con la testa e non solo con la pancia!
Per favore, su questo vi chiedo uno sforzo, non rinunciate mai alla vostra testa. Dedicate al vostro pensiero e al vostro spirito qualche minuto di tutte le vostre giornate, anche quando è faticoso, anche quando è impopolare.
Scusate se vi ho rubato un sacco di tempo (e grazie a chi è arrivato a leggere fin qui!).
Spero che qualcosa di quello che ho scritto possa esservi utile, anche solo ad arrivare a mettere a fuoco qualcosa di stimolante per l’incontro di mercoledì prossimo.
Mi può anche andare bene sentirmi dire che non siete d’accordo con quello che ho detto, che non capisco bene le vostre giornate …ma non rinunciamo a fare qualche passo insieme.
A presto allora: abbiamo un sacco di lavoro da fare …e un sacco di compleanni da festeggiare!
E’ troppo se chiudo ricordandovi che vi voglio bene?
…bah, avete ragione! …siamo tra uomini e donne di mondo, non abbandoniamoci a troppe smancerie… 🙂
Buona Vita a tutti!!!
andrea.prof
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