La battaglia di Stalingrado (Stalingrad)

di Naldi Nicola

 

20 Agosto 1942. Stazione di Colonia. I soldati Wermacht del 1 plotone 2 kompanie dei pionieri d’assalto Wermacht Kampftruppe, comandati dal giovane tenente Hans Von Vitzland, (Anversa 21 anni), un giovane ufficiale discendente da una famiglia nobile e aristocratica, i cui nonni avevano combattuto al fianco del GeneralMejor Von Cancellerie Otto Bismark, nella battaglia di Gravellotte-Sant Privat e Sedan nel 1870, e suo padre, Edmund Von Vitzland, si era guadagnato i gradi durante la Grande Guerra; sono in attesa di partire per il fronte orientale contro l’Unione Sovietica.

Il giovane Von Vitzland è un ragazzo alto e robusto, con il viso slanciato da tipico tedesco, occhi azzurri e capelli castani. Appena terminato gli studi, nella stessa accademia militare dello spietatissimo Heinrich Himmler, a Bonn in Sassonia, ha ottenuto il comando di un unità di pionieri d’assalto grazie ai sui eccellenti risultati in accademia e alle amicizie di suo nonno il FeldMareschall Ditrichk Von Vitzland.

L’unità del tenente, è composta da eccellenti soldati, per lo più tutti pluri-decorati della campagna di Francia e della sanguinosa battaglia di El Alamein, appena conclusa nel fronte Africano.

Dopo che il capotreno della Feldgendarmerie, aveva fischiato freneticamente, il fischietto, tutti i soldati avevano già salutato le mogli e i figli, che intanto erano scoppiate in un frenetico pianto, misto a gioia e disperazione, ed erano già saliti "su quei vagoni traballanti, dove non si faceva altro che arricciare il naso per la puzza che c’era sul vagone", borbottò il caporale Flintz Raiser, (Berlino 23 anni), nelle orecchie del tenente. Dopo un altro frenetico fischio, il treno prese il moto lentamente, sbuffando vapore nero dai fumaioli delle due potenti locomotiva. Intanto, tutti i soldati, compreso il tenente salutavano per l’ultima volta la folla sempre più lontana a ogni sbuffo di vapore. Il treno 70HWK1942, diretto a Stalingrado, la seconda città simbolo della Russia Comunista, aveva la priorità su tutti i treni che viaggiavano all’interno della rete ferroviaria del III Reicht. Era un treno lungo più di 350 metri, composto da due potenti locomotive a vapore, un centinaio di vagoni merci per il trasporto truppe, 6 vagoni anti-aerei muniti di MG-42, mortai da 20mm e cannoncini anti-aereo da 88mm, vagoni porta-munizioni e vagoni per mezzi corazzati.

Appena fuori Colonia, i soldati chiusero i portoni e incominciarono a sistemare le proprie brande. Il sotto-tenente Rolader (Bonn 22 anni) detto "il solito brontolone", incominciò a scambiare qualche parola con il tenente:

"Tenente!"

"Si, Rolader!"

"E’ la prima volta che và al fronte?"

"Prima o poi capita a tutti no?!?"

"Ragazzi il tenente è un novellino! Vuol fare una scommessa signor tenente?" domandò Rolader con un mal visto sorriso sulle labbra

"Si’mi dica!"

"Io sopravviverò alla guerra lei no!"

"E cosa scommetterebbe?"

"Visto che è lei due casse di acqua!"

"Ma se perde come fa a pagargliele?" scherzò Flintz.

Intanto, il soldato semplice Kostantin Val (Varsavia 20 anni), definito da tutti "il pacioccone della compagnia", per le sue guance paffute, ed interprete dell’unità, incominciò a cantare una canzone patriotica prussiana, accompagnato dal dolce suono di una piccola fisarmonica. Ad un tratto il mitragliere, Lern Emilshut (Lipsia 19 anni), esclamò con rabbia: "Cazzo! Non è che il treno sia rotto? Sono più di 10 ore che siamo fermi nello stesso punto! Però mi sembra che il treno stia andando!"

Allora il sotto-tenente Rolader gridò: "Idiota! Quella è la steppa!". Quella frase fece scattare tutta l’unità a vedere quel paesaggio di magnifico splendore: distese ultra-chilometriche di erba, pascoli e campi di grano, ogni tanto il relitto di qualche T-28 russo o qualche Tiger tedesco, esplosi, causa le mine durante l’avanzata tedesca del Operazione Barbarossa nel 1941. Sempre il mitragliere disse: "Speriamo di farcela! Chissà se i russi sono comprensibili nei nostri confronti se ci fanno prigionieri?"

Allora Flintz rispose: "Per far si che non ti sbattano in Siberia a vita devi dire Tavaj, Rukjverg e Stoj. Sono le uniche parole che funzionano qui!".

Allora il tenente schizzò su infuriato: "Basta così Flintz! Saremo soldati del III Reicht, ma non siamo degli spietati nazisti; basta con queste frottole sulla razza suprema!".

Allora tutta l’unità, riprese lentamente posto nel vagone.

22 Agosto 1942. Rampa di Stalingrado Ovest. Il treno fu accolto da un paesaggio spettrale, la grande steppa russa al di fuori di Stalingrado era cosparsa da migliaia di crateri devoti alle esplosioni, relitti di carri e cannoni russi e tantissimi corpi di valorosi soldati che avevano difeso e la città di Stalingrado, prima dell’assedio tedesco. Ad un tratto un Messersmitch sfrecciò sopra il treno. Allora Rolader disse: "Cacchio! Ma se abbiamo un centinaio di quei bestioni a salvarci il culo, due giorni e poi Stalingrado e il Caucaso sono nostri?!?". Quella considerazioni di superiorità bellica nei confronti dell’Armata Rossa, la pensavano e la dicevano tutti, peccato che dopo un’anno le cose sarebbero andate diversamente.Molto diversamente!

Scesi dal treno, l’ufficiale incaricato della Feldgendarmerie, distribuì a ogni soldato due bisacce o sacche piene di razioni K da combattimento, stivali invernali, munizioni, divise mimetiche invernali ed estive e biancheria pulita. Poi l’ufficiale grido: "Kompanie Att.!" E tutta l’unità scatto in un colpo sull’attenti. "Kompanie, marsch snell!" E l’unità incominciò il lungo cammino verso l’assedio e la morte in Stalingrado. Due ore dopo, i una vecchia cava, probabilmente appartenuta allo stato sovietico per il suo mercato comune interno, si celebrava una messa prima dell’inferno. Allora il cappellano militare, dopo un canto celebrativo religioso, incominciò: "Soldati tedeschi, so che per voi questa città è solo un lurido pretesto nazista che comporterà a mandare a morire migliaia di giovani tedeschi, che fino tre giorni fa stavano seduti su una poltrona, nella propria città o nel proprio paese, con le proprie mogli e i figli che non avrebbero mai voluto lasciare. Ma ricordate Nu Men Got! (dio è con voi) Così è scritto sulla fibbia di ogni valoroso soldato tedesco!" Allora Flintz confidò, scherzando al tenente: "Pensa Hans, non l’avevo ancora notato, dopo tre anni che sono nell’esercito!" Intanto il cappellano continuava: "…perché il valoroso soldato tedesco, a differenza di quello bolscevico che non a mai spazio per dio nemmeno sulla fibbia della cintura, non è mai solo nemmeno al fronte, perché dio è sempre con lui e anche il ricordo delle amate mogli e dei figli che lo aspettano a casa!".

23 Agosto 1942. Stalingrado, periferia Ovest. Un forte cannoneggiamento, dovuto alle incursioni aeree della Luthwaffe e dalle postazioni d’artiglieria dell’ottava armata italiana posta sul bacino del Don, solo a dieci chilometri da Stalingrado, fece scattare fuori l’unità di Von Vitzland dalle piccole e calde tende, dove avevano dormito l’ultimo sonno tranquillo della loro vita. Il tenente, rasato di fresco, con l’uniforme stirata alla perfezione, fece scattare tutta l’unità in riga sugli attenti, per un ultimo controllo: "Indossare tutti la divisa mimetica da combattimento urbano, indossare la cinghia uno e sopra la buffetteria Alicé!" "le due bisaccie devono essere piene con le razione, la biancheria e le divise di ricambio e più di venti caricatori, borracce piene fino all’orlo, gavetta, maschera anti-gas e sacco a pelo ben legato. Esplosivi, due schiaccia patate (le granate tedesche con il manico) e sacca con le divise invernali. Tutto a posto? Vero?" "Yha Voll!" Rispose la truppa. "Bene! Allora, colpo in canna granate alla mano! Marsch!" Gridò il tenente.

Dopo neanche cento metri di marcia, la truppa si fermò sugli attenti, all’ordine del sotto-tenente Rolader. In quel momento stava passando in rassegna alle truppe un maggiore della sesta armata. Il maggiore era Edmund Ron (Lipsia 43 anni), faceva parte dei Kommando e dei servizi personali tattici del GeneralMejor Von Paulus, comandante supremo della potentissima sesta armata in Stalingrado. Ron si presentò davanti al tenente, in quel momento imbarazzato, perché era la prima volta che aveva a che fare con un’alto ufficiale del III Reicht. Ron disse al tenente: "Suo padre il Maresciallo Von Vitzland, è un mio ottimo amico e mi ha chiesto di occuparmi saldamente di lei! Quindi d’ora in poi, lei e la sua unità sarete arruolati nei Kommando dei reparti dei pionieri d’assalto sotto il mio comando! E su questo non si discute!" Ron, si tolse di mezzo e diede l’ordine di muoversi verso la città, ormai semi-distrutta dai bombardamenti. Alle prime case semi-distrutte della città, l’unità di Von Vitzland, incontrò la prima resistenza. Un giovane fante era stato trapassato improvvisamente da un colpo di cannone da 44mm sparato da un T-28 russo, appostato dietro le macerie di un vecchio stabilimento. Il fante non morì sul colpo, perché, nonostante fosse stato dilaniato in due pezzi all’altezza delle reni, continuò a morire dissanguato per qualche secondo, definiti dallo stesso maggiore Ron, interminabili.

Allora l’unità cercò di aggirare il carro, ma questo era appoggiato da una piccola unità speciale d’assalto, ben armata con granate, parabellum e kalasnicov, e questa stava mietendo decine di vittime. Il maggiore gridava disperatamente: "Al riparo dietro le macerie uomini!". Ma il tenente, ormai stanco di vedere cadere i suoi fedeli uomini, prese in tutta fretta un paio di candelotti di TNT e corse a zig-zag incontro alla postazione russa. Quando fu a distanza sufficiente per effettuare un lancio preciso, rotolò dentro un cratere e lanciò il candelotto. Pochi secondi e Von Vitzland fu sommerso da una nube di polvere e una pioggia di resti organici, ciò che rimaneva dei soldati sovietici.

Dissoltasi la nube Rolader e Flintz, corsero incontro al carro, ancora operativo. Rolader distrusse in fretta e furia i cingoli rischiando di essere stritolato, Flintz, si appostò al portellone del T-28, aspettando che qualche soldato dell’equipaggio lo aprisse. Infatti sbucò, un soldatino magro col le orecchie e la fronte sanguinante allora Flinz estrasse dalla fondina la sua Luger e gli sparò a bruciapelo in faccia. Rolader estrasse dalla cintura una granata e la getto dentro il carro. Pochi attimi e la torretta del T-28 si scoperchiò candendo vicino alla buca del tenente, ancora coperto dai detriti. Il maggiore Ron, acquattato con il telegrafista, guardò con stupore quella scena e quando le armi cessarono la loro cantilena, schizzo in piedi gridando: "A voi due toccherà la croce al merito!". Rolader e Flintz, si guardarono compiaciuti dell’azione eroica che avevano appena compiuto. Il tenente, aiutato da Kostantin, perché stordito dalle numerose esplosioni, andò verso Rolader e Flintz e disse: "Grazie, non lo scorderò mai! C’è anche la mia parola sulla croce al merito!".

Dopo essersi radunati, continuarono la marcia fino al magazzino comune sovietico, in mano alle Waffen SS e trasformato in quartier generale e base principale di sosta.

Mentre stavano raggiungendo la propria area, Von Vitzland e i suoi uomini, videro una scena orribile: due prigionieri russi, perché feriti furono giustiziati sommariamente da un sergente delle SS.

Il tenente, infuriato, corse verso l’SS e gli sferrò una serie di cazzotti al viso facendolo cadere a terra: "Brutto schifoso! Quei prigionieri non si ammazzano così! Potrebbero sempre venir utili alla Germania!". Un capitano delle SS, che aveva assistito la scena, corse in aiuto del suo commilitone. Colpì con il calcio di un fucile la nuca del tenente, facendolo cadere svenuto a terra, allora il maggiore Ron, corse in aiuto del tenente: "Maggiore! Io t’ammazzo! Sporco assassino!". Ron estrasse la sua pistola e con il calcio riempì di botte il povero capitano. Alla scena assistette il GeneralMejor Von Paulus in persona: "Soldati! SS e non! Dico! E’ questo il modo di comportarsi? Dico! E’ questo il modo di ammazzare i prigionieri utili allo sforzo bellico tedesco sergente?!? Per questa volta passa! Ma che non si ripeta! Tornare nei ranghi e poi nei propri punti di sosta pre-stabiliti! Marsch! Shnell!".

Camminando stanchi e assonnati, dal piccolo, ma duro scontro contro i russi e dalla lunga e faticosa marcia, il plotone dei due ufficiali ribelli agli spietati metodi del nazismo si avviarono verso il loro settore. Arrivati, in quel che doveva essere stato l’ufficio contabilità del vecchio stabilimento, tutti i soldati corsero a cercare un buon posto, al sicuro dalla bifolca mira degli spietati cecchini sovietici, capaci di beccarti anche tramite la scarsa visuale che forniva un buco in una parete, grande quanto il palmo di una mano. Verso tarda sera arrivò il rancio caldo. Rolader, scherzando disse con il maggiore: "Visto maggiore le cucine funzionano ancora! Chissà cosa ci avranno preparato i signori cuochi? La solita piscia di cavallo!" Flintz, appoggiato al sue elmetto, si levò su e disse scuotendo la testa: "Non cambi mai! Stai sempre a brontolare! …Sei peggio di mio nonno quando è ubriaco all’uscita dell’osteria nel mio villaggio!". Cinque minuti dopo l’arrivo del rancio caldo, arrivò anche la posta. Kostantin, incominciò a distribuire ai vari destinatari: "Flintz! Guarda te che pacco!; per lei signor tenente!; Rolader; Muller; per lei signor maggiore…"

Ad un tratto tutta l’unità fu attratta dal pianto del sotto-tenente Rolader, un fatto abbastanza insolito. Flintz, che lo si può considerare il suo migliore amico gli si avvicinò e gli chiese con tono amichevole e rassicurante: "Cosa c’è Rolader?". E Rolader rispose piangendo: "Mentre qui, io offro il culo per la patria, mia moglie se la spassa con un francese, un prigioniero di guerra. Cristo! Questa non me l’aspettavo! Gliela faccio pagare ai russi!" Flintz disse: "Ma che centra? Quello è un francese!" Rolader sempre più infuriato rispose: "Non capisci è un nemico comunque!".

Allora Flintz, un po’ dispiaciuto per il suo amico tornò al suo posto. Ma ancor prima di sedersi, si avvicinò al tenente e gli disse: "Sua moglie si è messa con un francese!".

Il tenente, un po’ afflitto dalla brutta notizia, si avvicinò al sotto tenente che ancora avvilito rispose: "Mi lasci in pace! Non voglio ad avere a che fare con nessuno di voi perché pensate che sono un ignorante, un bifolco primitivo!" Il tenente rispose: "Rolader! Non faccia così! Senza di lei i a quest’ora sarei morto! Se lo ricorda stamattina! Mi ha salvato la vita distruggendo quel T-28! Poi l’ho anche messa in lista per la croce al merito insieme a Flintz! Quella croce, mi creda l’avrà presto! Molto presto! Rolader lei è il mio uomo migliore! Questo glielo dico in tutta sincerità! Allora il sotto-tenente, si mise a sedere nel suo angolo, con ancora qualche lacrima che gli solcava il viso e incominciò a mangiare il suo rancio. Flintz, una volta seduto sul suo poncho (sacco a pelo da combattimento), prese in mano il pacco a lui spedito e incominciò a scartarlo come un bambino che apre un regalo il giorno di Natale. "Che bello! Cera d’api! Contro i tuoi reumatismi vecchio Rolader! Strudel al latte e al miele! Pane e carne! Grappa del Sut-Tirol! Tutto questo è fantastico!" Flinz con gioia e commozione, strinse una foto scattata assieme a suo nonno e piangendo disse sotto voce: "Nonno, tu sarai sempre il mio migliore amico e la persona da me più stimata! Tornerò per te!". Intanto, si avvicinò a lui un soldatino magro, alto, biondo con gli occhi celesti. Quel ragazzo stava in per scoppiare a piangere dalla disperazione, ma Flinz, con tono amichevole disse:

"Come ti chiami ragazzo?"

"Muller" (Selva Nera di Turingia, 18 anni)

"Ne abbiamo ancora tanti di Muller fino al prossimo attacco!"

Ancora Flintz: "No tu non sarai uno di quelli, tu sarai Muller Pericolo Pubblico! MPP, ti piace?"

Muller piagnucolando rispose: "Sì! Ma caporale come fa a non piangere, in tutta questa merda di guerra?"

"Ormai ci sono abituato, dopo la Somme, Tobruk ed El-Alamein, poi io, nelle mie orecchie a sventola ho un interruttore! Lo giro quando voglio e non ci penso più! Beato te che riesci ancora a piangere e pensare, così lubrifichi il motore e vai più forte, io se mi ci metto divento pazzo! E poi non chiamarmi caporale, chiamami Flintz!"

Anche qui come in tutte le guerre, nasce un’amicizia che prima o poi sarà spezzata dalla morte o da qualche altra diavoleria dell’uomo.

Il tenente, mentre si stava fumando la sua meritata sigaretta, tirò fuori dalla tasca del giaccone una penna stilografica, dove era marchiato a fuoco in oro, il nome di una donna, la sua: Clara. Infatti il tenente, prendendo un foglio per la corrispondenza dal fronte, incominciò a scrivere alla sua amata: "Carissima Clara, sono oramai più di cinque giorni che non ti vedo, e a me sembra un secolo. Penso sempre a quel giorno, se ce la farò, quando potrò rivedere il tuo bel volto, accarezzarne la morbida pelle e i tuoi lunghi capelli dorati, baciarti in quelle labbra carnose e piene di vita. Oh! Clara mi manchi, mi manchi tanto! So che sono stato uno stupido e che se ti avessi dato retta, ora potrei stare in un bell’ufficio nella ditta di tuo padre, ma le mie origini nobiliari aristocratiche ed essere figlio unico, prevedevano che io dovessi scegliere la vita militare tedesca, come tutti i Baroni Von Vitzland!

Ora ti saluto mia dolce amata. Ti scriverò appena ho un po’ di pausa, ma scrivimi anche tu! Saluti e al più presto arrivederci tuo Hans Barone-Tenente Von Vitzland.

24 Agosto 1942. Stalingrado, conquista delle officine Orlovkia. Erano appena le sei del mattino, quando tutto il centro di raccolta, in mano alle Waffen SS, fu svegliato dal quatidiano cannoneggiamento delle artiglierie italiane sul Don. Il maggiore Ron, sveglio da circa le cinque, corse in tutta fretta, pestando i pochi soldati che dormivano ancora sul pavimento, verso il tenente Von Vitzland e disse: "Sveglia tenente! Pare che i russi ci stiano venendo addosso! I nostri ricoglitori della Lutwaffe, hanno visto circa sei T-34 e un centinaio di fanteria, a ridosso delle officine Orlovkia! Faccia muovere la sua squadra! Andiamo a sbarrare il passo a quei figli di puttana!"

Dopo che tutta l’unità si era perfettamente equipaggiata, come il giorno prima, Von Vitzland, diede l’ordine di muoversi a zig-zag, lungo la strada maestra di Stalingrado, per poi attaccare il nemico ai fianchi. Dopo neanche un chilometro di marcia, l’unità fu presa in sopravvento dalla propria artiglieria, che aveva scatenato una violenta offensiva contro i russi. Il maggiore Ron gridò appena sentì il fischio in lontananza dei colpi: "Tutti a terra! Ottantotto in arrivo!" Infatti subito dopo, iniziò una tremenda pioggia di Sharpell incendiari, che travolsero i primi carri russi in lontananza e anche qualche soldato in appoggio con i bazooka. Ron, strisciando andò incontro al telegrafista e disse: "Chiamata prioritaria dal fronte del maggiore Ron! Trasmetta: sospendere il fuoco a Frida venti, officine Orlovkia! Ci stanno massacrando quegli idioti di artiglieri!" L’ordine fu immediato. Il fuoco dell’artiglieria cessò, ma c’erano state grosse perdite. Appena il fumo delle esplosioni si levò verso il celo si potevano vedere, i corpi dilaniati dalle esplosioni incendiarie degli osservatori avanzati di Von Vitzland e anche due carri russi T-34 in fiamme. L’unità del tenente ritornò lentamente in marcia verso il nemico, sempre più vicino. Ad un tratto, il soldato Feldmann (Monaco 28 anni), addetto al lancia-fiamme, fece partire casualmente un colpo dalla sua carabina MK-38. Quel colpo bastò per attirare l’attenzione dei primi soldati russi in prossimità delle officine Orlovkia. Infatti due nidi di mitragliatrici aprirono il fuoco all’impazzata contro l’unità di Von Vitzland. Allora i soldati cercavano scampo come potevano, riparandosi dietro le montagne di detriti o buttandosi dentro i crateri di bomba, ma erano più i morti che gli scampati. Come se non bastasse, i russi avevano anche un paio di mortai da 20 mm e ne fecero buon uso, mietendo altre vittime con feroci esplosioni. Dopo circa dieci minuti l’unità, era ancora bloccata dal fuoco delle mitragliatrici e dei mortai russi. Fu così che il maggiore Ron, gridando: "Adesso vediamo se sono veramente invalido?" Sottrasse un razzo Panzerfaust (bazooka tedesco) in mano al giovane Muller e corse freneticamente incontro ai bunker russi.

Quando stette per lanciare il grosso razzo contro il nemico, una serie di colpi lo colpirono al braccio sinistro facendolo cadere a terra. Ripresosi, imbracciò di nuovo il Panzerfaust e lanciò il micidiale razzo che fece cadere in mille pezzi i resti del palazzo dove erano appostati i bunker russi. Il maggiore, completamente stupefatto dal suo coraggio, si lasciò cadere a terra e incominciò a ridere colpendosi il braccio sinistro, dilaniato da una raffica di mitragliatrice un attimo prima. Flinz e Rolader, corsero in contro al maggiore e dissero: "Maggiore si sente bene? E’ ferito?"

Il maggiore, ancora in procinto di ridere, rispose: "No non è niente! Mi hanno di nuovo colpito il mio braccio di legno!" Flintz e Rolader si guardarono e chiesero:

"E che fine a fatto quello vero?" Il maggiore senza censura rispose: "Me l’ha staccato una granata durante la battaglia di Verdun nel 1916! Avevo diciannove anni allora!" Flintz e Rolader, con rispetto dissero: "Ci dispiace di averla turbata con la nostra stupida domanda!" "l maggiore rispose sorridendo: "Non importa, ci sono abituato a queste domande! Ora andiamo laggiù da qualche parte c’è il nemico e il nemico a sempre fame!"

Verso le due del pomeriggio, dopo una lunga sosta, l’unità, si rimise in marcia. Verso le quattro arrivarono in prossimità di una raffineria. Il sotto-tenente Rolader disse al maggiore: "Maggiore! O quel rumore è la raffineria ancora in funzione o è un bel carro-armato russo che ci aspetta per farci la festa.!" Il maggiore rispose: "E’ sicuramente un carro-armato! Il bombardamento di ieri l’altro non ha lasciato in piedi nessuna fabbrica o raffineria in tutta Stalingrado!" Ancora il maggiore: "Però dobbiamo assicurarci che sia veramente un carro-armato o qualche genere di sotto-produzione sovietica!" Allora il maggiore, con uno sguardo intenso, scrutò i suoi uomini uno a uno, fino a quando: "Feldmann, le do la possibilità di riscattarsi per quello sparo di prima! Non vuole che sua moglie sia orgogliosa di lei quando tornerà a casa?" Il tenente saltò su e disse: "No vado io!" Feldmann: "Non vado io! Anche lei sarà orgoglioso di me maggiore!" Il maggiore con un falso sorriso disse: "Bene! Vada laggiù e se ce né bisogno annaffi quello che c’è da annaffiare!" Feldmann, dopo un sì signore convito, sbucò fuori dalla sua buca e corse sparendo dentro la raffineria. Dopo qualche minuto si udì uno sparo. Dopo neanche trenta secondi, uscì Feldmann: era avvolto dalle fiamme e stava lentamente bruciando vivo, il suo lancia fiamme era stato colpito facendo fuoriuscire il liquido infiammabile. Tutti gli uomini guardarono con rabbia il maggiore che disse: "Questo Feldmann me lo doveva! Un morto non è niente in confronto a quei cento che ha fatto morire con il suo stupido sparo!"

Ancora il maggiore: "Avanti uomini! Von Vitzland, lei avanza sulla sinistra io e un gruppo di genieri sulla destra. Avanti! Avanti!"

Correndo dietro un vecchio oleodotto, il tenente e i suoi uomini entrarono dentrola raffineria. Muller, che era l’uomo più avanzato ebbe l’ordine dal tenente di agire, togliendo di mezzo il pericoloso carro-armato: "Muller! Panzersherk!" (bazooka pesante anti-carro). Muller, uscendo allo scoperto, con il pesante bazooka sulle spalle, sparò un micidiale colpo che provocò un squarcio sulla fiancata destra, il sollevamento della torretta e un esplosione nel compartimento motori, che fece carambolare a terra Muller. Flintz e Rolader, corsero subito oltre il carro e imboccarono una piccola scaletta dove stavano salendo anche un gruppo di fanti russi in fuga. Flintz accortosi del fatto, spostò con una spinta il sotto-tenente e con una raffica a brucia pelo del suo MP-40, fece fuori quei pochi soldati che c’erano ancora nella raffineria e che non si erano accorti che all’estremità della scala c’era il nemico che l’attendeva. Muller, che era rintanato poco più in la del carro, sparò involontariamente a un suo compagno, che aveva scambiato per un russo. Però dopo arrivarono i russi veri.Due soldati sovietici armati di kalasnicov, che con un grido intimarono l’alt: Sisar! Shisce sudaje! (Fermo! Giù quell’arma!). Muller, che intanto era scoppiato a piangere, fu subito messo fuori pericolo da Flintz e Rolader, che erano arrivati alle spalle dei due russi. Come se Muller fosse protetto da qualcuno, sbucarono anche Kostantin e il tenente, che freddarono con una scarica di colpi alla schiena i due russi. Muller, andò incontro a Rolader e disse piangendo: "Ho sparato a un mio amico non posso più vivere!" Rolader rispose: "Pensa che saresti già morto se fosse stato un russo!" Anche Flintz rispose: "Non è colpa tua, è questa maledetta guerra! E’ successo anche a me!". Intanto il tenente stava per aprire una porta, però da quella porta, usci un soldato russo, gigantesco, incazzatissimo, con una sceggia di bomba impiantata nell’occhio. Questa montagna di soldato incominciò ad andare verso il tenente. L’ufficiale tedesco provò a sparare con il suo mitra ma era scarico. Allora estrasse la sua Luger dalla fondina in russo intimò l’alt: "Rukiverg!" …e uno sparo "Rukiverg!" …altri due spari "Rukiverg!"; allora come dal nulla sbucò Kostantin Val, che colpì il soldato russo alle spalle con la sua pala da trincea, facendo cadere il nemico morto a terra. Val guardo il tenente e disse: "Me la sono fatta nei pantaloni! Me la sono fatta nei pantaloni!" Muller: "Non sei l’unico!"

Quando le mitragliatrici cessarono la loro quotidiana cantilena, erano già le otto di sera, la raffineria delle officine Orlovkia, era già in mano tedesca. L’unità di Von Vitzland e di Ron, in quella giornata era passata da duecentotrenta uomini a centoventi, causa due soli scontri a fuoco con i russi. Quasi tutta la riva destra del Volga della città di Stalingrado (destra a partire dalla sorgente del Volga), era in mano tedesca. La coraggiosa unità che aveva portato alla conquista delle officine più famose del Caucaso, si era piazzata dietro il relitto del carro-armato russo distrutto da Muller, per consumare il rancio e cercare di dormire. Poco più in là della raffineria incominciava la Barricata Rossa, un ettaro di terreno lungo la destra di Stalingrado, ancora in mano ai russi, che stavano lo stavano tenendo grazie a una dura resistenza.

Il radio-telegrafista Lern Emilshut, era riuscito a beccare una frequenza tedesca, con la sua radio-trasmittente da campo. Era una linea pubblica di Monaco di Baviera, dove stavano trasmettendo un discorso pubblico di Adolf Hitler dalla birreria Bunderkrugher: "La mia potentissima sesta armata, accompagnata dall’ottava armata italiana sul bacino del Don, quindicesima Das Reicht SS e dalla sesta Waffen SS; ha appena portato a termine con successo, la conquista della parte destra di Stalingrado, seconda città della Russia comunista. Abbiamo nelle nostre mani le officine Orlovkia, le più grandi di tutto il Caucaso, i grandi granai dell’Ucraina e gli arsenali bellici della Crimea, stiamo già usufruendo dei pozzi petroliferi russi e teniamo a portata di cannone il Volga e la parte sinistra di Stalingrado. Tra poco potremo cantare vittoria e marciare su Mosca. Perché la Germania deve avere il dominio su tutta l’Europa! Ed è questa la ragione che conta!" Tutto ad un tratto, il tenente si alzò e spense la radio scuotendo la testa: "I russi e Stalin pensano lo stesso! Poi è una follia anche se conquistiamo tutta l’Europa, avremo a che fare con la resistenza, rivolte popolari e questioni economiche! Poi dove li trova la Germania abbastanza soldati da tenere sotto controllo un intero continente, dall’Oceano Atlantico fino ai Monti Urali? Il maggiore: "Il tenente ha ragione! Sarà tutto un problema se conquistiamo l’Europa! Io se fossi Hitler, mi sarei occupato solo della Francia e dell’Inghilterra! E’ stata una pazzia mettersi contro i russi!". Ad un tratto un soldato dell’unità si mise a sparare contro le postazioni sovietiche. Il maggiore saltò su e chiese: "Cosa c’è?" La Croce di ferro: "C’era ancora qualche russo ferito. Gli altri sono usciti per andarlo a prendere e a loro ho sparato!" Il tenente rivolgendosi a Val disse: "Val! Chiedi se quegli altri sono d’accordo per una tregua temporanea, così ognuno recupera i suoi uomini!" Val allora eseguì e incominciò a parlare russo sventolando una bandiera bianca: "Trade e navigje rateskovaje iragha le tavaj le droie kajut!" (Chiediamo una tregua per recuperare i propri feriti!) Il soldato russo dall’altra parte: "Vaj Kastdabuscie!" (Va bene! Uscite prima voi!) Val: " Tenente! Dicono che prima dobbiamo uscire noi!"

Il tenente: "Vado io! Chi viene con me?" Flintz: "Io signore!".

Io due, toltasi la buffetteria, presero una bandiera bianca e uscirono allo scoperto.

Muller, si alzò in pedi e si stava per incamminarsi dietro al tenente e a Flintz, ma fu subito fermato da Rolader, che lo fece sedere a terra e rifilandovi una sigaretta in bocca gli disse: "Lo sai? Sei simpatico! Assomigli tanto a mio figlio!" Muller: "Quanti anni ha suo figlio?" Rolader sorridendo: "Tre anni!"

Intanto, come contrattato, uscirono anche i russi, un maggiore e un giovane soldato.

Dopo essersi scambiati, un occhiata, i quattro, muovendosi cautamente, incominciarono a staccare le piastrine, raccogliere i feriti, raccimolare razioni e caricatori. Flintz, inciampò su di un cadavere e cadde a terra, finendo faccia a faccia con il giovane soldato russo, che stava portato via dalla tasca di un suo compagno caduto, un sacchetto pieno di carne. Allora Flintz, estrasse cautamente dalla sua tasca una pezzo di pane e con un sorriso propose uno scambio al nemico: fu così, che i due, con le mani tremanti, si scambiarono, come due veri amici che non hanno a che fare con la guerra, un po’ di carne e di pane, giusto per dare uno strappo alle schifose razioni da combattimento. All’improvviso, dalle postazioni tedesche, partì un colpo che colpi in testa il maggiore russo, facendo schizzare attorno, materia celebrale; e in un attimo si scatenò una violenta sparatoria. Il tenente e Flintz, dopo aver strisciato fino alla propria postazione, infuriati gridarono: "Chi è stato quel figlio di puttana? Che salti fuori o facciamo un casino!" Val: "Signore! E’ stata la Croce di ferro!" Il tenente andando di fronte al colpevole: "Ti deferisco alla corte marziale!" La Croce di ferro: "A sì! Mi denunci pure, ma anch’io ho una denuncia da fare: contatti proibiti con il nemico!" Flintz, rivolgendosi al tenente: "Signore, non c’è bisogno di passare alla corte marziale! Basta che mandiamo questo idiota al piano superiore! Apparirà sul giornale domattina! Caduto valorosamente a Stalingrado!" Sempre Flintz, dopo aver sputato selvaggiamente in faccia e aver sferrato una serie di pugni alla Croce di ferro, disse infuriato: "Figlio di puttana! Ben ti sta!"

Allora Flinz, tornò a sedersi a suo posto e cominciò a controllare la sua arma, un Shemisues MP-40, ancora guardato con aria compiaciuta e sbalordita dai suo compagni d’armi, compresi i due ufficiali: era abbastanza insolito, nella gerarchia militare tedesca, che un caporale prendesse a sputi e pugni un sergente decorato con la croce di ferro di prima classe. Flintz aveva corso il rischio di essere mandato in un battaglione di disciplina, dove pochi trovano scampo; ma per fortuna aveva due ufficiali pluri-decorati dalla sua parte.

Dopo circa un’ora, tutta l’unità aveva preso sonno. Erano rimasti svegli per il turno di guardia Lern, al radio-telegrafo e altri due soldati armati ti MG-42 e Panzersherk. Mentre stava Lern, stava ricevendo ordini da un maggiore della Luttwaffe, si tolse immediatamente le cuffie e si mise a guardare con ansia il celo. Sembrava che stesse ascoltando qualche rumore insolito. Lern, allora vedendo il celo stellato che diventava giorno, capì che era in arrivo una pioggia di Sharpel sovietici. Allora gridò alle due vedette di stazza alla mitragliatrice: "Via di li! Indietreggiare! Sharpel rossi!" Appena Lern aveva pronunciato la parola Sharpel, tutta l’unità scatto in piedi e potè ammirate con terrore quel bagliore mostruoso che emettevano i razzi sempre più vicini. Tutto il manipolo di soldati incominciò a correre in qua e in la, come molecole libere nell’aria. Pochi secondi e i razzi stavano per colpire. Rolader gridò: "Atterra!" E tutta l’unità si getto a per terra, con la testa coperta dalle braccia e le gambe incrociate. Però, sorprendentemente, non successe niente. Dopo qualche secondo, gli Sharpel scoppiarono emettendo un feroce boato: erano esplosi al centro delle officine Orlovkie; un colpo di fortuna per gli uomini di Von Vitzland.

Settembre 1942. Stalingrado. Situazione generale. Sin dal primo giorno dell’offensiva sul Caucaso e Stalingrado, le truppe della sesta armato tedesca ebbero difficolta: Un fronte di più di trecento chilometri da controllare, il clima instabile, perché di notte c’erano grosse escursioni termiche, l’enorme distanza dalla madre-patria per effettuare rincalzi di truppe, copertura della Luttwaffe e della Krigseartillerie, ecc.,ecc.. Dal 15 Settembre 1942, la quindicesima e la quinta armata sovietica, di stazza nel Caucaso, rifornite di armi, munizioni, vestiti e viveri, lanciarono dalla Barricata Rossa, l’avamposto russo più fortificato e inespugnabile di Stalingrado; un’offensiva contro le truppe italo-tedesche a Stalingrado e nel Bacino del Don.

La prima armata a subire una grossa disfatta fu l’ottava armata di artiglieria campale di stazza sul bacino del Don, che dopo l’omonima contro-offensiva, fu costretta a ritirarsi in Crimea, lasciando la sesta armata tedesca nel sacco a Stalingrado. Qui i tedeschi da assedianti diventarono assediati. Per la sesta armata, incomininciarono 67 giorni d’assedio al limite di ogni umana sopportazione, fino a quando il GeneralMajor Von Paulus, non firmerà la resa con il generale russo Rossokovskij.

15-16 Settembre 1942. Stalingrado. Barricata Rossa. Era un’insolita mattina, una pacifica e spettrale mattina, perché tutti i soldati in Stalingrado si erano svegliati normalmente, senza il quotidiano cannoneggiamento delle artiglierie italiane sul Don.

Lern, sempre attaccato al radio-telegrafo, per cercare di captare segnali segreti sovietici o ricevere ordini dal comando generale, rimase a bocca aperta, con la sigaretta a penzoloni tra le labbra dopo aver ricevuto una trasmissione morse di priorità per il maggiore Ron.

Cavandosi lentamente le cuffie e asciugandosi la fronte disse al maggiore con aria impaurita: "Signore!"

Ron: "Sì Lern! Mi dica!"

Lern: "Siamo nel sacco!"

Ron, stupefatto e sbalordito: "Cosa?"

Lern: "Ha capito bene, siamo nel sacco!"

Ron: "Ma gli abbiamo raso al suolo mezza città e distrutto i principali centri di rifornimento! Com’è possibili?"

Lern: "L’ottava armata italiana sul Don, ha ripiegato in Crimea, lasciando scoperto un fronte di trecento chilometri! Se non ripieghiamo da Stalingrado entro quarantotto ore siamo accerchiati e riceviamo un bel biglietto di sola andata per la Siberia, Cristo Santo!"

Ron, sempre più preoccupato: "Mi chiami il comando generale di Von Paulus! Trasmissione prioritaria dalle officine Orlovkia! Maledizione ce la dobbiamo fare! Anche a me dispiacerebbe andare in Siberia!"

Lern, si rimise le cuffie e incominciò a trasmettere. Intanto il maggiore disse rivolgendosi al tenente Von Vitzland: "Mandi una staffetta al comando generale e faccia inviare dei Tankdozer per ripulire le strade dalle macerie e dalle ferraglie!"

Il tenente, dopo aver sbattuto i tacchi, si rivolse a un giovane camerata e disse: "Soldato, devi correre all’impazzata verso il comando e dire che gli italiani si sono ritirati dal Don, lasciando scoperto un fronte! Rischiamo di cadere nel sacco! Facci mandare rinforzi e Tankdozer per ripulire le officine Orlovkia! Corri! Presto!

Il giovane soldato tedesco appena scavalcato un fossato e una barriera di sacchetti di sabbia, fu falciato da una raffica incrociata di traccianti, dai bunker sovietici. Questo fece inorridire il tenente, che cerco di scavalcare anche lui la barricata di sacchetti, ma fu fermato da due soldati che dissero: "Ma è matto? Tanto non è sopravissuto, i traccianti bruciano e lacerano la carne appena trapassano un corpo!"

Il tenente, infuriato, per quella morte violenta di un suo camerata, corse da Lern, gridando: "Lern, trasmetta con priorità: mandare rinforzi, munizioni, viveri e Tankdozer alle officine Orlovkia!"

Lern: "Ho già trasmesso prima due volte signore! Dev’essere caduta la linea!"

Il tenente, dobbiamo cercare di raggiungere il comando attraverso le fogne! Rolader, Flintz, Val, Lern e Muller! Dietro di me! Si va al comnamdo generale attraverso le fogne! Maggiore ci vediamo all’ingresso della raffineria alle nove di sera ora tedesca!

Il maggiore: "Yha Voll! Aleman Shnell!" (Si! Però svelti!)

Quando erano pronti la radio da combattimento, il Panzersherk e il lancia-fiamme, i sei soldati sparirono in fretta e furia nelle fogne di Stalingrado.

Dopo aver disceso una rampa di scale metalliche, Rolader fece esplodere una porta piombata e i sei si ritrovarono nelle fogne. Al sotto-tenente, apparve un macabro spettacolo, anche nelle fogne c’erano stati violenti scontri: soldati tedeschi e russi morti, acqua sporca di sangue topi e in lontananza l’eco delle voci dei sovietici, che stavano attaccando attraverso le fogne. Flintz disse tremando: "La sesta armata è nella merda! Questi ci sbucano da sotto i piedi! Occhi aperti!"

Dopo circa 30 metri, i sei erano arrivati a un bivio, dove due cunicoli si snodavano parallelamente verso una direzione ignota: i russi o il comando tedesco. Rolader, si rivolse al tenente chiedendo: "Signore ora dove andiamo?" Il tenente: "Dividiamoci! Flintz con me a sinistra voi altri a destra! Ci si ritrova qui tra mezz’ora!"

Quando tutti e sei gli orologi, erano sincronizzati, il tenente e Flintz, sparirono a sinistra, probabilmente il cunicolo più pericoloso, perché si udivano in lontananza le voci dei russi; Rolader, Lern, Val e Muller sparirono a destra tra una coltre di nebbia dovuta a liquami nelle fogne.

Il tenente e Flintz, mentre si incamminavano nel cunicolo di sinistra, udirono delle voci e videro strani movimenti verso la fine del tunnel. Flintz, sussurrò: "A terra tenente! Russi!" Il tenente si gettò subito a terra e disse: "Adesso li prendiamo!" I due strisciando, arrivarono vicino a una serie di scalini che portavano su un canale, che probabilmente sfociava nel vicino Volga. Facendo capolino poterono vedere chi faceva tanto rumore nelle fogne di Stalingrado: una soldatessa russa, che stava tirando fuori a fatica da quel canale i cadaveri straziati dalla corrente dei suoi commilitoni sovietici. Il tenente e Flintz, allora, con i mitra spianati, sbucarono fuori e gridando: "Rukiverg! Tavaj!" immobilizzarono e fecero prigioniera la soldatessa russa. Il tenente, sottrasse, alla prigioniera il suo parabellum che teneva legato attorno al collo e Flintz disse: "Cosa fai qui? State attaccando attraverso le fogne? Parla!"

Il tenente: "Parli tedesco?"

La prigioniera, impaurita: "Moriremo! Moriremo tutti qua!"

Il tenente: "Dove ha imparato la mia lingua?"

Flinz: "Dato che parla tedesco potrebbe anche parlare questa troia sovietica!"

Il tenente: "Da dove state attaccando? Quali sono i vostri piani?"

La prigioniera, sputando in faccia al tenente: "Muori tedesco schifoso!"

Allora Flintz estrasse la sua Luger e stava per giustiziare la prigioniera, ma fu fermato dal tenente: "Cosa fa? E’ matto? Rispettiamo o no questa cazzo di convenzione internazionale?"

Flintz, mortificato: "Mi scusi signore! Ma i prigionieri mi avviliscono!"

Intanto, mentre Flintz, porgeva le sue scuse al tenente, la prigioniera estrasse un coltelo dallo stivale e sfregio con forza il giovane Von Vitzland sulla spalla, provocandogli una ferita. Flintz, allora, spostò di colpo il tenente e sparò alle prigioniera che stava cercando di fuggire. Il colpo sparato dalla potente Luger di Flinz, fece cadere nel canale la soldatessa russa, che certo non poteva sopravvivere ferita il quella corrente. Flintz, corse subito i contro al tenente, e chiese preoccupato: "Signore! Si sente bene? E’ profonda la ferita?" Il tenente: "Non si preoccupi! E’ di striscio! Piuttosto, prenda il pacco medicazioni!" Flintz, con le mani tremanti, estrasse dalla sua buffetteria il pacco medicazioni, e aprendo il colletto della divisa al tenente, incomincio a disinfettare e fasciare la piccola e lieve ferita. Giusto una precauzione, perché a quei tempi si moriva per il minimo batterio, e anche una ferita di striscio con una coltello da combattimento, poteva risultare fatale se non medicata.

Finita l’operazione di soccorso, il tenente e Flintz, tornarono indietro, verso il bivio; li trovarono Rolader, Lern e Muller. Il tenente si rivolse a loro: "Ma che ci fate qua? Forse vi cagate sotto dei russi? Dov’è Val?" Rolader rispose: "L’abbiamo perso! Li dentro c’è più nebbia che nella steppa russa all’alba! Deve aver…" Le parole di Rolader, furono interrotte da un boato che proveniva dal cunicolo di destra. Subito dopo gli urli di un disperato: Val. Flintz disse con rabbia: "Merda! Val! Deve aver preso una mina anti-uomo!" Il tenente disse: "Dobbiamo trovarlo, seguiamo le sue grida! Anche se c’è la nebbia lo troveremo!" Così la squadra cominciò a muoversi disperatamente nelle fogne, alla ricerca del loro ferito, orientandosi con la provenienza delle grida di dolore. Il rumore era sempre più vicino, sempre più vicino, fino quando, non arrivarono in un vicolo ceco, dove l’esplosione aveva, dissolto la nebbia e macchiato con il sangue le pareti del cunicolo. Più, in la c’era Val, accasciato in un angolo, che gridava per il dolore; l’esplosione della mina, una SPERKMINE-41, gli aveva maciullato la gamba destra. I cinque soldati, inorriditi dalle grida di dolore del loro amico, cercarono di tranquilizzarlo e di trasportarlo nel più vicino ospedale da campo. Il tenente e Muller, presero uno straccio, lo bagnarono e lo misero sullo squarcio, Flintz con la baionetta, taglio il pezzo di gamba anteriore, ancoro attaccato alla coscia. Rolader, sempre più inorridito disse al tenente: "Via signore! Lasciamo questo posto di merda, prima che becchiamo anche una squadriglia di russi! Via!" Muller: "Signore! Dovremmo essere sotto Frida venti! Se non sbaglio ci dovrebbe essere un ospedale da campo a Frida venti!?!" Il tenente controllando le carte: "Hai ragione! Forza solleviamolo e andiamocene!" Così i cinque sparirono nella coltre di nebbia delle fogne, con la sola luce di una torcia che gli faceva strada in quell’inferno, scatenatosi in una delle città, anzi in quella che era stata una delle città più belle della Russia.

Dopo mezz’ora di cammino, gli uomini di Von Vitzland, furono accolti dalle grida di dolore di centinaia di persone ferite. Quelle grida di dolore gli fecero capire che sopra le loro teste c’era l’ospedale da campo. Sbucati fuori a fatica da un tombino, con il peso di Val sulle spalle, entrarono nella gigantesca sala dell’ospedale. C’erano centinaia di soldati, tedeschi, italiani, rumeni e tanti altri, che gridavano per le ferite provocate da qualche diavoleria sul campo di battaglia, i chirurghi operavano in fretta e furia, amputando arti ed estraendo schegge e proiettili, per quei giovani soldati, fortunatamente scampati a mine e bombe, sembrava di stare nell’inferno dei vivi, scene orribili che avrebbero lasciato un segno indelebile nella loro menti. Facendosi strada, tra i numerosi feriti, trovarono un angolo libero e misero Val, che continuava con le sue grida di dolore e le sue fitte perdite di sangue. Flintz, si rivolse a un ferito chiedendo: "Cosa sta succedendo? Perché i feriti non vengono assistiti?" Il ferito parlado a fatica: "I russi credo che abbiano sfondato sul fronte di quei rumeni di merda!" Muller, rivolgendosi a Val: "Kostantin ti vado a cercare un medico! Stai calmo!" Muller, andò verso la zona delle sale operatorie e costrinse, minacciando con il proprio fucile, un semplice infermiere, da lui scambiato per un medico: "Medico! Medico! Forza venga!" L’infermiere, spinto da Muller: "Guardi che io non sono un medico!" Muller, giunto ai piedi di Val: "Qui dobbiamo tutti crepare o cosa! Cominciare!" Il tenente: "Muller è impazzito? Metta giù quell’aema!" Muller: "Chiudere il becco e zitti! Cominciare medico!" Così, l’infermiere, aiutato dal tenente, cominciò a curare Val, iniettandogli della morfina in prossimità del ginocchio, fino a quando un'ufficiale della Feldgendarmerie non intervenì: "Giù quell’arma soldato!" Tutti gli uomini, compreso il tenente e l’infermiere, scattarono sull’attenti alla vista di quel capitano.

Von Vitzland, si rivolse al capitano: "Signore! Il mio camerata ha perso la testa per il suo amico ferito gravemente lungo la Barricata Rossa, la prego di…"

Il capitano: "E con questo?"

Von Vitzland: "Signore…"

Il capitano: "Faccia silenzio!"

Rolader, interruppe quel litigio tra ufficiali: "Tenente! Val è morto!" Infatti Val era morto, senza l’attenzione dei suoi commilitoni, durante i suoi ultimi istanti di vita, impegnati a discutere con un ufficiale della Feldgendarmerie, che sicuramente li avrebbe deferiti alla corte marziale.

Flintz: "Tutta questa merda per niente!"

Il capitano: "Siete agli arresti! deponete armi e cinturone!"

Von Vitzland: "Pretendo di essere condotto dal signor GeneralMejor e dal Maggiore Ron, il nostro comandante!"

Il capitano: "Faccia pure, è un suo diritto, maledetto filo-russo!"

Dopo essere stati scortati fino al quartier generale, i cinque soldati, entrarono in una sala, dove era stata montata una tenda. Dentro c’erano il GeneralMejor Von Paulus, il maggiore Ron e altri ufficiali. Dentro quella tenda si stava decidendo la sorte della Sesta Armata, abbandonata dagli alleati italiani sconfitti sul Don e quasi completamente assediata dall’Armata Rossa.

Il capitano della Feldgendarmerie, entrò dentro la tenta accompagnato da un sergente e rivolgendosi al generale disse: "Signor generale, mi scusi, è per quel incidente all’ospedale da campo di Frida venti. Il signor tenente Von Vitzland, vorrebbe parlare di persona con lei e con il suo diretto superiore, il maggiore Ron. Faccio entrare o provvedo?"

Il generale: "No! Anzi, li faccia entrare!"

Spinti, dai soldati di scorta, i cinque entrarono nella tenda, scattando sull’attenti per il saluto al generale. A quel punto intervenne il maggiore Ron: "Tenente! Ma che succede? Cos’avete combinato laggiù?"

Il tenente: "Signore, come lei sa, eravamo diretti proprio dal signor generale per informarlo dell’imminente pericolo che corre la Sesta Armata, visto l’impossibilità di comunicare per radio. Abbiamo deciso di passare per le fogne, ma li il soldato Val ha preso in pieno una mina anti-uomo!"

Il maggiore Ron: "Val? Dice proprio Val, il l’interprete?"

Il tenente: "Si signore!"

Il maggiore Ron: "Continui!"

Il tenente: "All’ospedale, Muller ha perso la testa per le condizioni di Val e ha cercato di ottenere un trattamento di favore con l’uso delle armi! La prego di…"

Il generale: "L’insubordinazione è un reato molto grave!"

Il tenente: "Si signor generale! Ma la prego di considerare che siamo dei Kommando sempre al contatto con il nemico! Le chiedo per cortesia di non deferci alla corte marziale! Dopo tutto se siamo accerchiati, la Sesta Armata ha bisogno di tutti gli uomini disponibili?"

Il generale, allora, prese da parte il maggiore Ron e gli altri ufficiali e si consultò: "Signor tenente Von Vitzland! Sarò più che malleabile nei vostri confronti, quindi non vi deferirò alla corte marziale, anche se l’avrei dovuto fare quel giorno al centro di comando Waffen SS ricorda? Però si consideri assegnato, sempre nei Kommando, ma nei caccia-carri! Capito?"

Il tenente: "Si signor generale! Grazie signore!"

Così, per l’ennesima volta il tenente Von Vitzland e i suoi fedeli soldati l’avevano scampata; scampata poi di poco, perché le squadriglie di caccia-carri erano sempre quelle che subivano più perdite in un combattimento.

Dicembre-Gennaio 1942-43. Stalingrado. Settore di Volsh. La sesta armata è completamente accerchiata, l’unica possibilità di salvezza è rompere il sacco e ruicongiungersi con le unità corazzate del generale Hoth. L’unità di Von Vitzland, aveva già fatto la sua esperienza come cacciatori di carri, infatti, durante la marcia verso Volsh, sono stati coinvolti in un sanguinoso scontro con sei T-34 russi e ciò non dava preoccupazioni dato l’esito positivo dello scontro e le poche perdite subite, ciò che dava enorme preoccupazione era "il generale inverno", ovvero, il gelido e infernale inverno russo. La temperatura raggiungeva come media i quindici sotto-zero, durante le bufere di neve, nessuno si azzardava ad uscire dai rifugi e intanto, l’armata rossa, abituata a quelle temperature avanzava; il gelo provocava cancrene alle gambe, alle mani, ai lobi delle orecchie e la pelle si staccava come quella dei serpenti, le divise non proteggevano affatto e scarseggiavano cibo e munizioni. Questo era il tremendo scenario di morte e distruzione che colpi quegli uomini.

La notte di Natale, gli uomini del tenente, furono svegliati dal maggiore Ron, in visita al settore di Volsh. Era accompagnato da un ufficiale delle squadriglie di caccia carri, era il sotto-tenente Otto Kluger (Berlino, 24 anni) un pluri-decorato, un uomo dal volto slanciato e barbuto, i capelli biondi e gli occhi azzurri. Il maggiore guardando il tenente disse: "Questo è il sotto-tenente Otto Kluger, si aggregherà a voi! Ma svelti, non c’è tempo da perdere i russi stanotte hanno fame e bisogna fermarli! Forza!"

Allora il tenente ammonì: "Ma oggi è la notte di Natale! Non si pùò combattere la notte di Natale! Almeno un po’ di libertà un giorno all’anno credo che non sia un reato!" Intanto dalla squadriglia, si alzo Flintz e disse: "Poi noi abbiamo i permessi speciali" Il maggiore: "Permessi speciali e licenze sono stati annullati!"

Flintz: "Sta scherzando, vero?"

Il maggiore: "No! Muoviti! Quante volte te la sei fatta sotto davanti ai russi? Eh?"

Flintz, infuriato: "Si signore sono un vigliacco perché mi fa schifo tutta questa merda! E poi mi aspettano ben trentacinque marchi! Dov’è la mia maledetta paga?"

Allora il tenente schizzo su e disse con tono arrogante verso il maggiore: "Flintz stai calmo! Basta che il signor maggiore non ci tratti come delle bandierine per le carte del signor generale! Basta solo che ci dia la nostra libertà d’azione come prima e noi sta notte combatteremo!" Il maggiore, convinto dalle parole di Von Vitzland: "Yha! Voll! Dopo questa azione siete di nuovo arruolati nei Kommando e in più per quelli che combatteranno con coraggio, un F.S.M.D. (Fand Staffen Mein Didavenn) il vostro biglietto per la libertà!"

Allora l’unità convinta dal discorso del proprio tenente e da quella promessa fatta dal maggiore, caricarono le armi e incominciarono ad uscire dai rifugi per salire sui blindati Sdkf-Panzer che li attendevano poco più in là del campo militare.

Disposti in linea retta su due file, perfettamente equipaggiati e marciando con la neve fino alle ginocchia arrivarono nel parcheggio dei blindati. Il maggiore intimò l’alt e la colonna di soldati si fermò all’istante sull’attenti. Il maggiore disse: "Ci dobbiamo recare in prossimità degli affluenti del Don Inferiore! Una volta arrivati ognuno prenderà il proprio posto! Tre uominini, Kluger, Lern e Flintz con me al cannone, invece lei tenente andrà con l’MG-42 assieme a Rolader e Muller! Capito!" Tutta l’unità: "Signor sì!" Il maggiore: "Allora Marsh! Dentro i blindati!"

Una volta a sedere dentro quelle fredde bare d’acciaio, tutti gli uomini incominciarono a raccontare delle loro famiglie, che certamente non avrebbero più rivisto!

Flintz: "Sperò di poter sopravvivere e partire con quel maledetto aereo per riabbracciare mio nonno!" Rolader: "Se sopravvivo a quest’attacco scrivo a mia moglie per dirle che la perdono!" Kluger: "Io ho fatto scrivere dicendo che sono caduto in battaglia! E’ la cosa migliore da fare" Rolader rivolgendosi al tenente: "E lei signore ci racconti un po’ dei parenti che l’aspettano a casa! Ma…Signore…Mi scusi tenente per la mia domanda!" Infatti il discorso di Rolader fu interrotto perché si accorse che il tenente non poteva rispondere, perché stava scrivendo a casa, mentre qualche lacrima gli solcava il viso, mentre nella sua mente confusa circolava la nebbia del passato e il triste e chiaro destino che incombeva su di lui.

Il tenente scriveva: "Carissima Clara, sono ormai più di sei mesi che non ti vedo e non ti scrivo. Perdonami, ma qui non sai se arrivi al giorno dopo, non hai tempo per pensare devi fare solo, il freddo e la fame ci stanno uccidendo insieme alla guerra, ormai sono spacciato. Una volta ero convinto di sopravvivere, ma ora no. Voglio che a casa parlerete con rispetto ed entusiasmo se non tornerò. Ora sono sicuro che ho sbagliato ad arruolarmi per la Russia, dovevo darti retta. Perdonami. Tuo tenente-barone Hans Von Vitzland."

Intanto, una brusca frenata fece capire che erano arrivati a destinazione. Scesi velocemente dai blindati, gli uomini di Von Vitzland, corsero verso uno spiazzo dove li attendevano altri camerati. Ognuno cominciò a scavarsi una trincea abbastanza profonda da affrontare un carro armato. Ognuno cercava la postazione ideale e l’esplosivo ideale per distruggere all’istante i cingoli e la torretta del carro. Kluger, prese una decina di granate con il manico, dette "schiacciapatate", tolse a ognuna la parte esplosiva e con un filo le legò accanto ad un unico manico, in modo che l’esplosione fosse micidiale si per il carro che per la fanteria che si proteggeva a suo fianco. Dopo circa un’ora di preparativi giunse l’alba, ma con l’alba giunse anche il rumore della battaglia, sempre più vicina; infatti in lontananza si udirono i rumori dei motori a Disel dei carri russi. Il maggiore scrutando nervosamente l’orizzonte disse: Prendere i propri posti! Bombe e armi a portata di mano! Chi ha un fucile ci issi una baionetta per il corpo a corpo! E adesso che dio ci aiuti!"

Dopo circa trenta minuti, i carri armati sovietici erano a solo un centinaio di metri dal manipolo di soldati tedeschi. Lern, che era l’osservatore avanzato, comunicò al maggiore tramite radio: Maggiore! Tre T-38, due T-34 un T-28, cinquanta di fanteria più spiccioli! Ripiego!"

Quando i carri furono a distanza ravvicinata, il maggiore diede l’ordine di aprire il fuoco. Una cannonata partita dal obice da trenta, colse all’improvviso il nemico, il colpo di cannone prese in pieno il T-28, distruggendoli l’enorme cannone da ottanta. Il tenente aprì quasi all’istante il fuoco con l’MG-42, falciando una decina di soldati. Intanto da dietro un cespuglio sbucò Muller, che con un Panzerfaust, finì il T-28, che disseminò intorno a lui schegge incandescenti per l’enorme esplosione.

Rolader, che faceva capolino dalla sua trincea, vide quattro suoi commilitoni che si prestavano all’attacco frontale contro un T-38, una bestia d’acciaio di centotrenta tonnellate dotato anche di lancia-fiamme. Accortosi del imminente pericolo per i suoi compagni, schizzò fuori e gridò più volte: "Indietro idioti! No! No! Indietro maledizione!" Ma purtroppo il carro russo, fu più svelto delle parole di Rolader e con una spruzzata, annaffio i quattro soldati tedeschi. Questi, ridotti a palle di fuoco, incominciarono a correre e gridare per il dolore. Uno di essi, prese in pieno un gruppo di fanti russi, come se invece di combattere una sporca guerra, si stesse amichevolmente giocando a bowling. Kluger, intanto, si era riparato dentro una buca, aspettando che gli passasse di fianco un T-38, che distava pochi metri da lui. Quando il carro, gli passo di fianco, tolse la spoletta alla sua granata artigianale, la getto contro i cingoli e si allontanò in fretta e furia. Una colossale esplosione, distrusse completamente i cingoli di sinistra e la torretta si sollevò schiacciando un gruppo di fanti russi che si riparavano alla destra del carro. Flintz e altri soldati tedeschi, erano riusciti ad attirare i due T-34, in una scarpata lungo l’argine di un torrente. In due carri, giunsero al punto di non riuscire a proseguire per il fango, allora i due piloti ingranarono la retro-marcia, e conciarono a risalire l’argine. Flintz, corse dietro un albero, dove aveva nascosto un detonatore collegato a un paio di Spernmine-34, collego i fili, girò la spoletta e…I due T-34, si ribaltarono sotto una montagna di terra. Ora rimaneva un solo carro e una discreta forza di fanteria. Il maggiore sbucò da dietro il cannone e gridò: "Avanti! Accerchiamo il carro! E corpo a corpo!"

Fu così che le due formazioni rivali, si ritrovarono a stretto contatto e incominciarono a duellare come in una battaglia napoleonica all’arma bianca.

Rolader, corse freneticamente contro il carro e attaccò alla torretta una bomba-magnetica e di nuovo, corse al riparo: trenta secondi e il carro russo, saltò per aria; i tre piloti, avvolti dalle fiamme, sbucarono dalla torretta gridando disperatamente.

Muller, invece, riparato dietro un rilievo, era pronto a fare fuoco con un mortaio verso la fanteria russa, ma una serie di colpi, gli trapassò il cranio, facendo cadere il soldato esanime a terra e schizzando intorno materia celebrale. Così se ne andava un giovane soldato, morto per una stupida causa, per una battaglia al limite di ogni sopportazione umana.

Intanto, la dove la battaglia era ancor più cruenta, la neve era sempre più rossa. Si combatteva furiosamente, ammassati e ristretti, ci si scannava con pale da trincea e baionette e anche con qualche raffica di mitra, che portava la morte anche a un commilitone, per il colpo impreciso.

Dopo una ventina di minuti, che per i soldati sembravano ore interminabili passate al purgatorio, quel massacro terminò: i superstiti russi, in segno di resa, gettarono le armi a terra e alzarono lentamente le mani, ma un gruppo di soldati tedeschi, imbracciò le armi e fece fuori quei poveri soldati sovietici, che impauriti, dalla resistenza tedesca imploravano pietà.

Il maggiore Ron, si avvicinò al tenente e disse, tirando fuori un sigaro dalle tasche: "L’ultimo sigaro! Però ce lo spartiamo tutti!" Il tenente con il sorriso sulle labbra: "Si signor maggiore!"

Flintz, sbucò fuori dalla sua buca, corse verso il cadavere di un soldato russo e gli sfilò dai piedi gli stivali di cuoio, resistentissimi alle gelide temperature invernali.

Però quella pausa, fu stroncata alla vista del cadavere del soldato semplice Muller.

Il cadavere giaceva a terra, col la nuca perforata da più pallottole, l’elmetto fracassato e il sangue che gli usciva dalla bocca. Il maggiore si avvicino al cadavere e inginocchiandosi, gli tolse la piastrina e disse: "Preghiamo per questo giovane camerata! Lui come voi si merita quel biglietto" Allora tutti i soldati dell’unità, che piangevano per quel giovane soldato, si guardarono compiaciuti per l’ottima missione e per quel biglietto aereo oltre il fronte, l’unica possibilità di salvezza.

Dopo che il cadavere di Muller, era stato seppellito, l’unità incominciò una dura marcia verso il campo base di Volsh, a una temperatura insopportabile, con la neve che scendeva forte e che riduceva la visibilità e con il peso del cannone da trenta.

2 Febbraio 1943. Stalingrado. Aereo-porto militare. Il giorno della resa incondizionata della Sesta Armata. L’unità di Von Vitzland, era riuscita a guadagnarsi la libertà d’azione, grazie a quella cruenta incursione nel settore di Volsh. L’unità era da più di un mese in servizio all’aereo-porto militare di Stalingrado, in una zona sotto frequente attacco aereo sovietico. Quei poveri soldati ormai al limite delle forze, senza munizioni e cibo, avevano passato il capodanno sotto un bunker di sacchetti di sabbia. Il celo sembrava illuminato dai fuochi d’artificio, ma invece erano bengala. I cecchini sovietici, ormai a neanche un miglio dalla pista principale, colpivano aiutati da quei bagliori, che tramutavano la notte in giorno. Il giorno della resa, il maggiore Ron, il tenente Von Vitzland, e i pochi sopravvissuti dell’unità, cioè Rolader, Flintz, Lern e Kluger, stavano dentro un hangar dell’aereo-porto a consumare le ultime razioni di cibo. Con loro cera una ragazza russa, un collaborazionista: Irina (Stalingrado, 21 anni).

Tra i soldati, compreso il tenente, girava già da tempo la parola diserzione. Mentre i quattro soldati, il tenente e Irina, erano radunati attorno a un debole fuoco che scaldava appena l’ambiente, a Rolader scappo una frase di troppo: "Basta non cela faccio più! Io diserto! Chi viene con me? Torno in Germania a piedi! Tanto che ci vado a fare in Siberia? Fa già abbastanza freddo qua!"

Il maggiore, che aveva sentito quella frase, si alzò in piedi zoppicando e puntando la pistola contro Rolader disse: "No! Qui non diserta nessuno! Flintz venga qui, non vuole abbandonare il suo capitano, vero? Ora cene ne andiamo lungo il fronte a combattere i russi!" Allora Kluger, che era seduto su una cassa di munizioni vuota disse: "Stai zitto schifoso nazista!" Il maggiore, ancora più infuriato: "Una volta eravate dei bravi soldati, perché eravate convinti di sopravvivere! Ma ora non più!"

Kluger: "Stai zitto! E’ ora di finirla con questa merda di guerra! E’ da più di un’anno che combattiamo inutilmente per Stalingrado! E’ da più di un anno che siamo morti, è da più di un anno che la mia mente è perseguitata da incubi rappresentanti la morte!"

Ad un trattio, Kluger, estrasse dalla fondina la sua Luger, carico un colpo e guardando il maggiore disse: "Das 1000 Reicht! Vero? Che puttanata…" E infilandosi la pistola in bocca lasciò partire un colpo, che gli trapassò la testa, sbucando dalla nuca e schizzando sangue e materia celebrale intorno. Il maggiore, vedendo quella scena si mise a vomitare e rivolgendosi a Flintz disse: "Basta andiamocene portami fuori!" Ma Flintz esitò. Sempre il maggiore: "Avanti ti ho dato un ordire filo-russo di merda! Portami fuori!" Allora Flintz disse con tono aspro: "No! Arrangiati!" E puntando il suo mitra contro la faccia del maggiore aprì il fuoco, crivellando la faccia del maggiore di colpi, tanto da sfigurarne il viso.

Il tenente, per niente inorridito da quella scena disse: "Adesso come ci togliamo di qui che siamo completamente circondati dai russi!" Allora saltò su Irina e disse: "Vi porto fuori io! Fidatevi!" Allora Flintz, Lern e il tenente, incominciarono a prepararsi e uscirono dal hangar. Proprio quando, erano tutti usciti dal hangar, la radio, già accesa da più di un ora comunicò la resa: "Il genarmejor Von Paulus, comandante della Sesta Armata tedesca in Stalingrado, ha appena firmato la resa incondizionata. Quindi tutte le unità ancora impegnate in attività di guerriglia sono obbligate a cessare il fuoco e a consegnarsi alle truppe sovietiche, che entreranno in città tra poco. La battaglia finirà regolarmente alle ore 23.00, secondo le dovute trattative."

Con la neve che scendeva piano, piano e creava un’atmosfera di pace, i tre soldati tedeschi e Irina, cercavano di uscire dalla morsa sovietica. Dopo un ora di cammino, un bengala illuminò il celo e una raffica di colpi, provenienti da un bunker russo, colpì Lern alla schiena, uccidendolo all’istante, e Irina al petto, anch’essa morta all’istante. Due colpi, invece, colpirono il tenente a una spalla, facendolo cadere privo di forze a terra. Strisciando gli si avvicinò Flintz che gli disse: "Hans! Stai bene?"

Il tenente, con una voce fiacca rispose: "Scappa! Mettiti in salvo! Non pensare a me!"

Flintz disse: "No amico mio non ti lascio qui!"

Allora i due si misero a parlare come se fossero in un caffè. Ma in realtà era solo Flintz che parlava perché il tenente era già morto congelato tra le braccia del suo soldato. Flintz, anche lui ormai allo stremo delle forze, disse: "Fa tanto freddo che non riesci nemmeno a piangere! Hans, ci sei mai stato nel deserto? Guarda uno schifo di caldo! Sudi come un dannato, però le stelle di notte sono bellissime! Sono così vicine che ti sembra di toccarle! Lo sai Hans? Lo sai Han…"

Così si spense anche Flintz, sotto la morsa del "generale inverno" e prima e dopo di lui si spensero altri giovani ragazzi tedeschi, morti inutilmente, per una città inespugnabile, per errori tattici, per il mal funzionamento dei rinforzi e per la superiorità bellica sovietica.

Nella "battaglia di Stalingrado" (23 agosto 1942-2 febbraio 1943) morirono tedeschi, italiani, russi, cosacchi, rumeni e ungheresi.

Il genarmejor Von Paulus, promosso il 28 gennaio a Maresciallo del Reicht, si arrese incondizionatamente, dopo 67 giorni d’assedio, con 27 alti ufficiali e 91.000 uomini, per lo più feriti. I morti e i dispersi della Sesta Armata furono più di 170.000, solo 6000 riuscirono a salvarsi grazie a un ponte aereo. Von Paulus, dato che accettò le condizioni di resa imposte dai generali russi, gli fu concessa la libertà e i superstiti della Sesta Armata furono mandati nei campi di prigionia dei monti Urali, anziché in Siberia. Dopo la fine della guerra, i sopravvissuti alla prigionia fecero ritorno in Germania dopo quattro anni lontani da casa. A differenza di Von Paulus, i soldati non ebbero nessun tipo di trattamento di favore: baracche fredde e buie, razioni di cibo insufficienti e lavori forzati.

Questo è stato il prezzo pagato da quei poveri ragazzi, per una stupida battaglia, al limite di ogni resistenza fisica e morale, per le stupide e incoscienti ideologie di una dittatura.