"In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta.
Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perchè tutti credessero per mezzo di lui.
Egli non era la luce,
ma doveva rendere testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l'hanno accolto.
A quanti però l'hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio."
(Giov. 1, 1-12)
Dei quattro evangelisti, solo Marco non parla della nascita di Gesù, decidendo di cominciare la sua breve narrazione dal momento del battesimo di Gesù.
Giovanni preferisce, ad una narrazione più lineare, la complessa costruzione teologica in versi sopra riportata. L'evangelista dedica particolare attenzione al tema del rifiuto di Gesù da parte degli uomini.
Questo trova un profetico riscontro in Isaia 1, 2-4:
"Udite, cieli; ascolta, terra,
perchè il Signore dice:
<Ho allevato e fatto crescere figli,
ma essi si sono ribellati contro di me.
Il bue conosce il proprietario
e l'asino la greppia del padrone,
ma Israele non conosce
e il mio popolo non comprende>."
Per diventare degni del sacrificio di Cristo dobbiamo pertanto riconoscere la vera identità di quel bambino che giace sotto i nostri occhi, all'interno di una misera mangiatoia.
Conserviamoci in umiltà, perchè i nostri occhi possano aprirsi al mistero della venuta del Salvatore. Stiamo attenti al monito di Isaia, alle parole che il profeta rivolge al superbo re di Babilonia (Is.14, 12-15):
"Come mai sei caduto dal cielo,
Lucifero, figlio dell'aurora?
come mai sei stato steso a terra,
signore di popoli?
Eppure tu pensavi:
Salirò in cielo,
sulle stelle di Dio
innalzerò il trono,
dimorerò sul monte dell'assemblea,
nelle parti più remote del settentrione.
salirò sulle regioni superiori delle nubi,
mi farò uguale all'Altissimo.
E invece sei stato precipitato negli Inferi,
nelle profondità dell'abisso!"
Del resto, frequentemente era stata profetizzata la venuta di un Salvatore.
"( così dice il Signore degli eserciti:...) Te poi il Signore farà grande, poichè una casa farà a te il Signore. Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi padri, io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Egli edificherò una casa al mio nome e io renderò stabile per sempre il trono del suo regno. Io gli sarò padre, ed egli mi sarà figlio. " (profezia di Natan a Davide3 in Samuele 7, 11-14).
SALMO 72 (71) Il re promesso
Dio, da' al re il tuo giudizio,
al figlio del re la tua giustizia;
regga con giustizia il tuo popolo
e i tuoi poveri con rettitudine.
Le montagne portino pace al popolo
e le colline giustizia.
Ai miseri del suo popolo renderà giustizia,
salverà i figli dei poveri
e abbatterà l'oppressore.
Il suo regno durerà quanto il sole,
quanto la luna, per tutti i secoli.
Scenderà come pioggia sull'erba, come acqua che irrora la terra.
Nei suoi giorni fiorirà la giustizia e abbonderà la pace,
finchè non si spenga la luna.
E dominerà da mare a mare,
dal fiume fino ai confini della terra.
A lui si piegheranno gli abitanti del deserto,
lambiranno la polvere i suoi nemici.
I re di Tarsis e delle isole porteranno offerte,
i re degli arabi e di Saba offriranno tributi.
A lui tutti i re si prostreranno,
lo serviranno tutte le nazioni.
Egli libererà il povero che grida
e il misero che non trova aiuto,
avrà pietà del debole e del povero
e salverà la vita dei suoi miseri.
Li riscatterà dalla violenza e dal sopruso,
sarà prezioso ai suoi occhi il loro sangue.
Vivrà e gli sarà dato oro di Arabia;
si pregherà per lui ogni giorno,
sarà benedetto per sempre.
Abbonderà il frumento nel paese,
ondeggerà sulle cime dei monti;
il suo frutto fiorirà come il Libano,
la sua messe come l'erba ella terra.
Il suo nome duri in eterno,
davanti al sole persista il suo nome.
In lui saranno benedette
tutte le stirpi della terra
e tutti i popoli lo diranno beato;
Benedetto il Signore, Dio d'Israele,
egli solo compie prodigi.
E benedetto il suo nome glorioso per sempre,
della sua gloria sia piena tutta la terra.
Amen, amen."
Profezia a pieno diritto inserita nella liturgia natalizia è quella contenuta in Isaia 11, 1-9:
"Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse4,
un virgulto germoglierà dalle sue radici.
Su di lui si poserà lo spirito del Signore,
spirito di sapienza e di intelligenza,
spirito di consiglio e di fortezza,
spirito di conoscenza e di timore del Signore.
Si compiacerà del timore del Signore.
Non giudicherà secondo le apparenze
e non prenderà decisioni per sentito dire;
ma giudicherà con giustizia i miseri
e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese.
La sua parola sarà una verga che percuoterà il violento;
con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio.
Fascia dei suoi lombi sarà la giustizia,
cintura dei suoi fianchi la fedeltà.
Il lupo dimorerà insieme con l'agnello,
la pantera si sdraierà accanto al capretto;
il vitello e il leoncello pascoleranno insieme
e un fanciullo li guiderà.
La vacca e l'orsa pascoleranno insieme;
si sdraieranno insieme i loro piccoli.
Il leone si ciberà di paglia, come il bue.
Il lattante si trastullerà sulla buca dell'aspide;
il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi.
Non agiranno più inquietamente nè saccheggeranno
in tutto il mio santo monte,
perchè la saggezza del Signore
riempirà il paese
come le acque ricoprono il mare."
Rapidissimo sarà il nostro accenno a Matteo.
Dopo un lungo primo capitolo, che contiene una dettagliata genealogia di Gesù, l'evangelista ci promette: "Ecco come avvenne la nascita di Gesù...".
In realtà, però, quella che segue è una narrazione più attenta all'episodio dell'annunciazione e dell'apparizione dell'angelo a Giuseppe, che all'evento della nascita . Particolare attenzione sarà poi dedicata alla visita dei Magi.
Quale denominatore comune a questi tre eventi (due apparizioni angeliche e l'arrivo di tre saggi orientali guidati da un segno divino)? Forse la risposta più completa è proprio che Matteo voglia sottolineare il riconoscimento della divinità di Gesù.
Luca è l'evangelista che ha dedicato più spazio all'episodio della nascita. Questo lo ha facilmente reso, unitamente ai numerosi riferimenti veterotestamentari, fonte privilegiata di tutti coloro che hanno voluto dare una rappresentazione del "presepio", da S.Francesco in poi.
Considereremo il testo di Luca come una drammatizzazione in tre atti, seguendo la quale possiamo identificare i tre soggetti fondamentali della narrazione.
Primo ATTO: La nascita di Gesù (Luca 2, 1-7)
"In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia perchè non c'era posto per loro nell'albergo."
Si avvera così ciò che era stato annunciato dai profeti:
"Poichè un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il segno della sovranità
ed è chiamato:
Consigliere ammirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace;
grande sarà il suo dominio
e la pace non avrà fine
sul trono di Davide e sul regno,
che egli viene a consolidare e a rafforzare
con il diritto e con la giustizia, ora e per sempre;
questo farà lo zelo del Signore degli eserciti."
(Isaia 9,5-6)
Secondo ATTO: Gli angeli (Lc 2, 8-14)
"C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: <Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia>. E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva:
<Gloria a Dio Nel più alto dei cieli
e pace in terra agli uomini che egli ama!>.
Il tema del segno era già presente in Isaia 7, 14:
"Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele".
Terzo ATTO: La visita dei pastori (Lc. 2, 15-20)
"Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: <Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere>. Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato dello loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria , da parte sua, serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto come era stato detto loro."
Quarto ATTO: L'arrivo dei Magi
Avevamo parlato di una drammatizzazione in tre atti, ma, se guardiamo oltre il testo lucano, possiamo facilmente trovare un altro episodio divenuto tradizionalmente centrale, sulla scia del testo di Matteo: la visita dei Magi.
Chi sono i Magi?
A monte della loro discussa regalità (il testo evangelico non li chiama "Re"), e a prescindere dal loro numero (tradizioni legate ai vangeli apocrifi e ai Padri parlavano di un folto convegno di studiosi avvenuto al primo apparire della cometa), i Magi hanno due principali e sicure caratteristiche:
-sono esperti di astronomia/astrologia,
-sono ricercatori della sapienza religiosa.
La loro visita èstata spesso accostata alla visita della regina di Saba a Salomone, tanto da far parlare di Gesù come un nuovo Salomone, di cui i Magi riconoscono la regalit.
La funzione simbolica dei Magi è, però, più complessa. Vediamo, almeno, di accennarla.
I Magi, lo abbiamo detto, sono studiosi, sono filosofi provenienti da regioni non ben precisate dell'oriente. Ma il sapere umano, per quanto raffinato, ha dei limiti, per quanto esteso, ben definiti: c'è un momento in cui la ragione deve lasciar posto alla fede, per poter cogliere la Verità. Ed èper questo che i Magi (ragione umana), una volta individuata la stella mediante i loro strumenti, si abbandonano alla sua guida (fede) per trovare la grotta in cui la storia di peccato iniziata con Adamo trova il suo compimento.
La loro avventura comincia quando compare la stella.
Nell'antichità era molto difficile parlare di "fenomeni naturali" puri e semplici, e ogni evento insolito veniva interpretato come un segno che la divinità inviava agli uomini.
Esperti studiosi del cielo e degli oracoli (che costituivano un unico ambito di ricerca, teso ad un armonia con la natura che portasse alla vera sapienza), avviano il loro cammino all'apparire dell'astro.
Provenienti forse da regioni diverse, i loro diversi percorsi verso un'unica meta si incontrano. L'incontro è un'occasione per mettere in comune saperi diversi: dal momento dell'incontro i loro passi procedono spediti verso la grotta di Betlemme.
Vediamo ora come la sensibilità di un poeta contemporaneo ha rappresentato il viaggio dei Magi e, soprattutto, la loro scoperta.
cfr: Il viaggio dei Magi di T.S.Eliot (1888 - 1965)
Canto finale: GLI ANGELI
Gli angeli delle nostre campagne
hanno intonato l'inno del ciel,
mentre l'eco delle nostre montagne
ora ripete il dolcissimo suon:
Rit.: Gloria in excelsis deo (x2)
Ora gli angeli annuncian ch'è nato
il Redentore, il Santo Signor.
Dormi dormi, fanciul divino,
dormi, non piagere, bel bambin.
Rit.: Gloria in excelsis deo (x2)