24 dicembre 1999

Veglia di Natale

Aspettando la S. Messa della Notte

 

 

In principio era il Verbo

e il Verbo era presso Dio

e il verbo era Dio.

(…) Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo

Giovanni 1,1-14

Panettiere: Di solito l'alba mi coglie già sveglio da ore, seccato dal calore del mio forno, intento a riporre in ceste le focacce che ho preparato. E quando cala il sole non c'è nulla di più dolce che abbandonarmi nel caldo abbraccio di mia moglie, sfinito dal lavoro, in attesa dei primi bagliori. Quest'oggi, invece, la notte mi ha colto ancora in piedi. Il chiacchiericcio nelle strade. Lo scalpiccìo dei bambini sui tetti, con gli occhi fissi verso il cielo, attenti allo strano prodigio di un lontano sole che cade nel buio della notte. Anche mia moglie era inquieta: vagava per la casa alla ricerca di qualcosa, senza sapere cosa. Pareva incinta. La sua sensibilità di madre avvertiva una nuova, lieve carezza nell'aria. Così sono sceso al forno, senza neanch'io sapere perché. E' la focaccia più invitante che io abbia mai fatto. Non potrei dare nulla che non fosse perfetto alla madre di questo bambino. E' una coppia povera. Non parla neppure bene il nostro idioma. Ma non riesco a provare ostilità nei loro confronti. I loro occhi pieni di gratitudine mi ricompenserebbero del lavoro di cento notti insonni! Sento che hanno capito il mio pane. Che lo amano.

Dormiglione: Canti? Suoni? Zufoli gioiosi nel cuore della notte? Gioiosi, ma per cosa? La gente scopre sempre nuovi modi della follia. I sapienti che attraversano il deserto per una stella che non è stata capace di restare attaccata alla volta celeste. Avrebbero potuto guardarla dalle finestre dei loro palazzi. I pastori che abbandonano le greggi ai lupi per disturbare gli onesti cittadini che dormono. I commercianti che buttano al vento gli unici momenti che il Signore dona loro per riposare… Pazzi. E domani? Solo i veri saggi - come me - saranno pronti ad affrontare la giornata. Guarderò gli altri trascinarsi per la città. Allora potrò burlarmi di loro: "Hai raccolto, Seth, un pezzo della stella?" "Con cosa sfamerai quest'oggi i tuoi bambini, fornaio?" Si vedrà all'indomani, chi è il vero saggio…

Suonatore di flauto: Suona, zufolo fedele. Grida a tutto il mondo quello che abbiamo nel cuore. Questa notte nessuno deve dormire. Questa sola è la notte che compie la storia. Domani nulla sarà più del nostro mondo. E, se ci sarà ancora qualcosa, tutto sarà certo diverso dal mondo in cui vivevamo fino a ieri. Fortunati noi, che cavalchiamo la storia. E ai nostri figli, a coloro che nasceranno domani, che cosa lasceremo? Suona, dolcissimo flauto. Fatti strumento della voce di Dio. Lascia nell'aria tracce che i nostri bambini possano ascoltare.

Pastore: Ero nei boschi a riposare, quando il giorno ci sorprese nel cuore della notte. Una luce nuova trafisse i nostri occhi senza farci male. Quanti, come noi, videro le schiere del Signore? Col fiasco di vino tra le mani, un vino che sapeva di calda sabbia del deserto, vedemmo i messaggeri. Tememmo, per poco, che il calore benefico della preziosa bevanda si fosse improvvisamente tramutato in sogno, come quando qualcuno, annebbiato e barcollante, urla di aver visto tra i rovi bestie feroci dallo strano ghigno. Questa volta però, tutti noi vedevamo lo stesso. Il calore del vino cedeva il posto ad un calore più vero. L'ebbrezza giocosa alla vera gioia. Ed eccoci, in gruppo, a rendere omaggio al bambino che ci è stato indicato come il Cristo, come l'Unto di Dio. Quanti, come noi, vedranno le schiere del Signore?

Pastorella: Di rado mi attardo, la sera, sui pascoli con mio padre. Di solito non vedo l'ora che il sole si prepari a terminare il suo corso, per correre a casa ed infilarmi tra le lenzuola, dopo aver trangugiato, grata al Signore e a mia madre, una calda minestra. Ma stanotte non ce l'ho fatta ad andare a casa. C'era un'aria strana, l'aria che anticipa le catastrofi. Quell'aria, diceva mia nonna, "per cui sei sicura che domani non ti sveglierai uguale a come ti sei svegliata stamattina". Raccontava spesso di terremoti, o dell'arrivo degli eserciti dei conquistatori. Quando le rubarono la sua casa, la sua famiglia, la sua giovinezza, lei se ne accorse dall'aria. E aveva pianto. Ma stanotte non ho voglia di piangere. Sento qualcosa di grande, e la gioia che fa esplodere il mio cuore. Prima, quando le voci degli angeli ci hanno avvolto, ho creduto di morire. Mi sono stretta al braccio di mio padre. "Perché il Signore è venuto a reclamare il Suo Popolo senza prima aver adempiuto alle Sue Promesse?". Solo dopo ho capito. Il Signore è venuto proprio per adempiere all'Alleanza e ha mandato Suo Figlio per liberarci dalla schiavitù. Siamo corsi dove la stella proiettava la sua luce e abbiamo trovato una capanna. Non ho idea di come un bambinello nato da una ragazza appena più grande di me possa salvarci, ma sono sicura che è questo che il Signore ha deciso. E vuole che il Suo Popolo renda onore al prodigio.

I tre Magi

Baldassarre: Sono Baldassarre ateniese, filosofo e consigliere dei principi: La mia sapienza è ammirata su tutte le terre dei signori di Roma, fino alla Gallia e ai Germani. Reco tra le mani oro, per indicare che il bambino che tutto il cosmo ci ha indicato è nostro Re e Signore, più di ogni imperatore o principe d'Oriente. Dopo tanti anni passati a cercare di prevedere i vincitori delle guerre e le alleanze vantaggiose al mio patrono, sono felice di vedere il sorriso che porterà fine a tutti i torti e ad ogni violenza. Non sono alieno agli intrighi di palazzo e la mia rettitudine è scesa troppo spesso a patti con un uomo. Ma ora mi sento in pace, fratello fra fratelli. Ora che vedo aprirsi una nuova era per opera del figlio di un artigiano, mi vergogno di aver sempre cercato il più forte tra i re. Tra le mani di Dio si compie il volo della ragione umana: dove essa pare in difetto, ecco l'amorosa mano di Dio che le da' un aiuto a salire più in alto senza timori. Troppo spesso i saperi degli uomini mi hanno deluso. "Tu sei tutto.", mi hanno detto …e allora perché sono infelice. "Tu sei niente.", si sono corretti …ma sono vivo! Il volto di questo bambino è più forte di ogni Accademia: "Tu sei figlio e sei amato." mi sussurra "Vivi tra fratelli. Ciò che è mio è tuo." Ora sono libero Riesco a contemplare la Verità, pur essendo di carne.

Melchiorre: Sono Melchiorre, sommo sacerdote della terra dei Fiumi Sacri. Ho attraversato monti e deserti perché i miei dei mi suggerirono che era nato qualcuno più forte di loro. Come potevo essere tranquillo di questa mia interpretazione dei loro segni? Come poteva un nuovo nato essere più potente degli dei eterni del caos e della notte? Ma il torto era degli uomini, non degli dei. "Tutto ciò diventa per l'uomo legna da bruciare; ne prende una parte e si riscalda o anche accende il forno per cuocervi il pane o ne fa persino un idolo e lo adora, ne forma una statua e la venera." (Is. 44). Ora capisco cosa ci rimproverava il profeta di questo popolo. Sentivamo tante voci e pensavamo fossero tanti dei. Non pensavamo che una soltanto potesse essere la Mente che ordina questo mondo. Non credevamo di essere noi stessi - non gli dei - i responsabili delle nostre disgrazie. Ma Dio è uno, è questo bambino. Dio è amore. E' l'amore di cui questo bambino riesce ad inondarmi. Sono suo figlio, suo padre e nello stesso tempo suo fratello. Una è l'Origine, una sola la Mente. Tanti sono i mondi.

Gaspare: Io sono il moro Gaspare, dalle terre che furono della Regina di Saba. Si perde nella notte dei tempi l'amicizia che lega il mio popolo a questo. Forse è per questo motivo che si sono dimenticati di me. Ma la mia pelle è forse poi tanto diversa dalla loro, sporca e bruciata dal sole? Solo perché la mia lingua è loro incomprensibile, perché i suoni bui che escono dalla mia bocca sono tanto lontani dallo srotolarsi della melodia dei loro dialetti, arrivano a pensare che io non sia una persona. Solo le mie vesti intessute d'oro mitigano il disprezzo che provano per me. Ma davanti a questo bambino tutto tace. Già quando, partito al folle inseguimento di una stella, mi incontrai nei pressi della grotta di Adamo con i miei due compagni di viaggio, sentii i nostri cuori fondersi in uno. Eravamo diversi e non ci capivamo bene, ma non abbiamo mai dubitato che una fosse la nostra meta. Parlavamo lingue diverse, ma troppo simili erano i nostri disegni e i nostri calcoli per rifiutarsi di vedere il nostro unico sogno. Con me ho portato la mirra, ma non capisco a pieno il motivo per cui i messi celesti hanno richiesto che ciò avvenisse. Perché regalare ad un bambino appena venuto alla luce uno strumento di imbalsamazione? Quali sofferenze si nascondono dietro l'abbraccio di questa donna-bambina? Ma non è forse dal dolore del parto che emerge una nuova vita?

Coro dei Magi: "Fu un freddo avvento per noi…

Tornammo ai nostri luoghi, ai nostri Regni,

ma ormai non più tranquilli,nelle antiche leggi,

fra un popolo straniero che è rimasto aggrappato ai propri idoli.

Io sarei lieto di un'altra morte."

(T. S. Eliot)

Giuseppe: Allora non era un sogno l'angelo che ha visitato i miei sogni… Se mi ero rassegnato a credere a Maria era certo più per l'amore che mi lega a lei, alla sua dolcezza incapace di menzogna, piuttosto che per la misteriosa apparizione che tante lune or sono ha turbato il mio dormiveglia. Solo ora capisco. Mai tanta gente si presentò alla porta della mia bottega, neppure quando consegnai al procuratore quel bellissimo mobile intarsiato d'ebano che mi aveva privato del sonno per tante notti. …e io che allora pensavo di aver dato alla luce il mio capolavoro… Ma nulla può essere comparato al prodigio che ora si compie sotto i miei occhi. Quale falegname ha mai visto Signori venuti da Oriente prostrarsi davanti al suo bambino? Perdona, o Signore, la mia incredulità davanti al tuo angelo. Perdonami, Maria, se ho creduto che fossero scuse per negare ad un uomo maturo le grazie della tua giovinezza. Potrai perdonarmi? La luce della stella ha illuminato la mia mente. Il calore degli abbracci ha riscaldato il mio cuore indurito dalla vita. Questo bambino ha compiuto ora il suo primo prodigio.

Maria: Ecco che riaffiora alle mie labbra, incontenibile, il canto potente che Dio mi suggerì durante la mia visita ad Elisabetta. Fino a poche ore fa il freddo, lo sconforto, i dolori del parto. Rifiutati da genti sconosciute, quali stranieri fuori della propria terra. E stranieri della specie più brutta: stranieri poveri. Il dolore di partorire il figlio che ho tanto atteso, il dono di Dio a noi tutti, tra nemici, senza il conforto sincero di mio marito. Come potrei condannare i suoi dubbi, del resto? Ora, invece, lontani sembrano i rigori della notte, e il mio cuore di madre si riempie del sorriso del suo piccolo. Ora riesco ad avvertire la comunione commossa del mio sposo. Come ho potuto pensare che il Padre di questo bambino si fosse dimenticato di noi?

Angeli: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace sulla terra agli uomini che Egli ama. (Luca 2, 14)

Io sono la Via, la Verità e la Vita