"( ) "Legatemi dunque in un nodo difficile, perché lì resti saldo, ritto sulla scassa dell'albero:
ad esso sian strette le funi. Se vi scongiuro e comando di sciogliermi, allora dovete legarmi con funi più numerose".
Dicendo così io spiegavo ogni cosa ai compagni: intanto la solida nave rapidamente arrivò all'isola delle Sirene."
(Odissea XII, 160-165)
"Nel linguaggio comune è diffuso il riferimento alla marijuana come ad una droga "leggera", contrapposta alle droghe "pesanti", quali l'eroina, la cocaina, l'Lsd. Questa definizione, però, appare sempre più impropria e scorretta alla luce delle conoscenze che si stanno accumulando sia sulle carat-teristiche biochimiche delle varie droghe e sui loro effetti a livello neurologico, sia sugli aspetti psicologici del consumo di sostanze psicoattive. Con il termine marijuana si fa comunemente riferimento al prodotto derivato dalla pianta essiccata di Cannabis sativa, mentre l'hashish deriva dall'essudato dei fiori femminili, anch'essi essiccati. Sotto l'aspetto farmacologico, gli studi più recenti confermano che il principio attivo THC - presente nella marijuana in dosi variabili (dall'1 al 4%), comunque inferiori a quelle dell'hashish (dal 7 al 14%) - agisce, come le altre droghe e con gli stessi meccani-smi biochimici, sui centri della ricompensa, anche se con deboli proprietà rinforzanti. Sotto questo aspetto, quindi, la marijuana non appare diversa da tutte le altre sostanze psicoattive normalmente considerate "pesanti". La nocività e la tossicità della sostanza sono state peraltro recentemente confermate. Sul piano cognitivo, gli effetti immediati, anche a dosi basse, riguardano soprattutto l'incapacità di compiere compiti complessi che richiedono attenzione e coordinazione. Mentre è stato chiarito che la marijuana non induce comportamenti aggressivi ed atti criminali, suoi possibili rischi immediati sono oggi soprattutto connessi alla guida di veicoli. La marijuana condivide con l'alcol l'alterazione della capacità di guida, con l'aggravante che l'individuo è meno consapevole dell'intossicazione. Sempre sul piano cognitivo, l'uso cronico comporta difficoltà di concentrazione, apprendimento e trattamento dell'informazione."
"Negli "abituali" il consumo di marijuana non è più spiegabile soltanto in termini di sperimen-tazione o trasgressione temporanea. In questi ragazzi l'uso della marijuana sembra costituire prevalentemente una via di fuga da un presente nel quale non si trovano realizzazioni significative e in cui si vivono conflitti, come quello tra genitori ed amici, che non si sanno risolvere e nemmeno chiaramente esprimere. Allo stesso tempo, l'esperienza scolastica è per loro del tutto priva di interesse e di significato e manca non solo la fiducia nelle proprie future possibilità di realizzazione, ma anche la capacità stessa di rappresentarsele. La marijuana sembra quindi offrire allo stesso tempo una fuga dal presente e dal suo disagio e una fuga nel presente, in una soddisfazione immediata priva di progettualità, la quale riduce a sua volta, in un giro vizioso, le possibilità di realizzazione futura, sia sul piano cognitivo che sociale."
dall'articolo L'erba leggera di Silvia Bonino su Psicologia Contemporanea n. 151 del gen.-feb.1999
"Ecco la droga, sotto i vostri occhi: un po' di confettura verde, quanto una noce, dall'odore particolarmente pene-trante, tanto da suscitare una certa repulsione e accenni di nausea come, d'altro canto, accade per qualsiasi odore acuto, e anche gradevole, portato al massimo della sua forza, della sua densità, per così dire. ( ) Ecco, dunque, la felicità! Sta in quanto può contenerne un cucchiaino! La felicità, come tutte le sue ebbrezze, tutte le sue follie, tutte le sue puerilità! Potete inghiottire, senza paura; non si muore. I vostri organi fisici non ne riceveranno alcun danno. Più tardi, forse, un troppo frequente ricorso al sortilegio farà diminuire la forza della vostra volontà e, forse, sarete un po' meno uomini di quanto siate oggi; ma il castigo è così lontano, e il disastro futuro di una natura così difficile a definire! Che cosa rischiate? Domani, un po' di affaticamento nervoso. Ma non rischiate forse tutti i giorni castighi più grandi, in cambio di più misere ricompense? Allora, è deciso: per di più, per dare più forza ed efficacia, avete già diluito la vostra dose di estratto grasso in una tazza di caffè nero, avete avuto cura di tenervi lo stomaco libero, dilazionando fino alle nove o alle dieci di sera il pasto principale, per lasciare al veleno tutta la sua libertà d'azione; tutt'al più, tra un'ora, prenderete una minestra leggera. Adesso, siete abbastanza zavorrati per un viaggio lungo e singolare. Il vapore ha fischiato, le vele sono state issate, e voi avete sui viaggi normali il curioso privilegio di ignorare la meta. E ciò che avete voluto; viva la fatalità!
Charles Baudelaire (1821 -1867) da Il poema dell'hashish
"Vi dico perciò: ai crocicchi in cui si intersecano i tanti sentieri delle vostre giornate, interrogatevi sul valore di ve-rità di ogni vostra scelta. Può succedere, talora, che la decisione sia difficile e dura, e che la tentazione del cedimento si faccia insistente. Capitò già ai discepoli di Gesù, perché il mondo è pieno di strade comode è invitanti, strade in discesa che s'immergono nell'ombra della valle, dove l'orizzonte si fa sempre più ristretto e soffocante. Gesù vi propone una strada in salita, che è fatica percorrere, ma che consente all'occhio del cuore di spaziare su orizzonti sempre più vasti. A voi la scelta: lasciarvi scivolare in basso verso le valli di un piatto conformismo o affrontare la fatica dell'ascesa verso le vette su cui si respira l'aria pura della verità, della bontà, dell'amore."
Giovanni Paolo II, durante la Veglia-Concerto del 27/09/99
Si parla delle droghe (e se ne è parlato) come:
Alla fine, devo dirvi che durante questa veglia ho pensato a tutte le ricchezze che sono nel mondo, specialmente nell'uomo: le voci, le intuizioni, le risposte, la sensibilità, e tanti, tanti, tanti altri talenti. Ci vuole una grande gratitudine per tutti questi talenti. E appunto questa gratitudine vuol dire Eucaristia. Ringraziando per i beni del mondo, ringraziando per tutte queste ricchezze, ringraziando per tutti questi talenti, noi ci facciamo più disposti a vivere tutti questi talenti, a moltiplicare tutti questi talenti, così come ha saputo fare quel servo buono nel Vangelo.
Giovanni Paolo II, a conclusione della Veglia-Concerto del 27/09/99